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L'Albania e la Chiesa perseguitata, le memorie di un sacerdote

L'Albania e la Chiesa perseguitata, le memorie di un sacerdote

Un libro sulla storia di dom Jubani negli anni della dittatura

CITTÀ DEL VATICANO, 15 maggio 2024, 21:59

di Manuela Tulli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

La persecuzione contro la Chiesa cattolica, ma anche le altre fedi, conobbe in Albania, una stagione drammatica, quella della dittatura comunista di Enver Hoxha che nel 1967 dichiarò il suo Paese il primo Stato ateo del mondo. Tutte le chiese vennero distrutte.
    A dieci anni dalla visita di Papa Francesco a Tirana, nel corso della quale rese omaggio ai tanti martiri cristiani di quegli anni, viene pubblicato in Italia il libro "Dal profondo dell'infermo ho visto Gesù Crocifisso. Un sacerdote nelle prigioni comuniste albanesi" (edizioni Cantagalli). L'autore è dom Simone Jubani e il libro è un vero e proprio diario delle sofferenze di quegli anni. Dom Jubani ha subito ventisei anni di carcere solo perché sacerdote. Una sorte che toccò alla maggior parte dei religiosi in quegli anni.
    Nel libro dom Simon, che è morto nel 2011 ad 84 anni, racconta la sua vita e il lungo periodo trascorso nelle carceri comuniste albanesi, dove subì torture tali da perdere tutti i denti. Arrestato e rinchiuso nel carcere di Burrel, in una cella di otto metri per quattro con altri 36 prigionieri, dom Simon e i suoi compagni vennero picchiati, torturati e vessati senza motivo e alcuna pietà. Durante la prigionia dom Simon scrisse queste sue memorie, per evitare che quanto subirono lui e i suoi compagni venisse cancellato dalla memoria e dalla storia.
    Dom Jubani era nato a Scutari l'8 marzo 1927. A 16 anni iniziò la Scuola apostolica dei gesuiti. Dopo la chiusura delle scuole cattoliche, nel marzo 1946 passò al Liceo statale.
    Successivamente si trasferì a Tirana. Dopo aver lavorato per un periodo nell'ospedale militare della capitale, venne mobilitato nell'esercito. Nel 1957-'58 ricevette gli ordini sacerdotali e fu inviato come parroco a Mirdita, dove venne arrestato e imprigionato per 26 anni. Il 4 novembre 1990 celebrò la prima messa pubblica, nella cappella bruciata del cimitero di Rrëmaj, alla presenza di centinaia di fedeli.
    "Dom Simon Jubani - sottolinea nella presentazione monsingor Angelo Massafra, arcivescovo di Scutari-Pult - è stato uno dei tanti custodi silenziosi della fede" ed "è stato anche tra coloro che hanno reso possibile la ripresa di una pratica religiosa molto viva nel nostro Paese alla fine della dittatura, malgrado il clima di terrore fosse ancora forte, anche dopo la morte del dittatore". Mons. Massafra pensa anche al presente e lancia un monito: "La libertà è fragile e, di fatto, non la si acquisisce mai definitivamente. Sta quindi a ciascuno di noi difenderla da tutti i fanatici e dalle ideologie che cercano di distruggerla".
   

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