L'America si prepara, proteste prolungate
Giro contatti Clinton, Repubblicani attaccano Obama
16 settembre, 21:56
Gli Stati Uniti si preparano a un periodo prolungato di agitazioni nel mondo musulmano, un'instabilità - secondo alcuni rappresentanti dell'amministrazione - con conseguenze diplomatiche e politiche "imprevedibili". Il presidente Barack Obama, sotto attacco dei repubblicani che l'accusano di politiche fallimentari in Medio Oriente, tesse con il segretario di Stato Hillary Clinton la propria tela diplomatica, con contatti con i paesi europei e arabi. Mentre si tentano di chiarire le circostanze di quanto accaduto in Libia, con l'Fbi che starebbe ritardando l'arrivo nel paese per motivi di sicurezza, il film anti-islam continua a far discutere: dopo l'interrogatorio di un'ora e mezza con le autorità, il presunto produttore del video Nakoula Basseley Nakoula ha fatto perdere le sue tracce, nascondendosi ai media che circondano da giorni la sua abitazione. Le proteste nel mondo musulmano continueranno nei prossimi giorni anche se - afferma il segretario alla Difesa, Leon Panetta - sembrano stabilizzarsi.
Il Pentagono ha dispiegato forze nell'area per essere in grado di rispondere a ogni eventuale chiamata ma fino a quando il Dipartimento di Stato non lo chiederà non saranno spostate altre forze verso l'area. "Restiamo vigili" dice il segretario alla Difesa, prevedendo dimostrazioni "nei prossimi giorni, se non più al lungo". La situazione resterà tesa anche per l'ambasciatore americano all'Onu, Susan Rice. "Le proteste sono iniziate spontaneamente non come una risposta premeditata" al video "molto offensivo" sull'Islam. Poi "alcuni estremisti, equipaggiati con armi più pesanti, ne hanno assunto il controllo" ed è probabile che le dimostrazioni andranno avanti. Chi sta causando le violenze, aggiunge, è una "piccola minoranza" che sarà "sconfitta": "perderà" mentre avanza la democrazia. Gli Stati Uniti non sono "impotenti" nel mondo musulmano, aggiunge Rice.
Il prolungarsi delle agitazioni mette alla prova l'amministrazione Obama, attaccata dai repubblicani per la gestione e la sicurezza. Le "politiche per il medio oriente sono fallimentari" afferma l'ex sindaco di New York e candidato alle primarie repubblicane nel 2008, Rudolph Giuliani. Con Obama gli Stati Uniti hanno adottato una politica di "disimpegno" in Medio Oriente e a livello globale, e questo ha "indebolito" l'America, mette in evidenza l'ex sfidante del presidente alla Casa Bianca nel 2008, John McCain. "Il presidente deve assumersi parte della responsabilità per quanto accade in medio oriente perché ha aiutato questo e ha girato le spalle agli alleati", Egitto e Israele, attacca l'ex candidato Rick Santorum, mettendo in evidenza che Obama ha inviato "un messaggio chiaro al mondo. Se siete amici degli Stati Uniti siete per conto vostro. Se siete nemici parliamo".