Siria: scontri alle porte di Damasco, pace lontana
Appello di Kohi Annan, bisogna agire ora
23 giugno, 09:02Correlati
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dell'inviato Claudio Accogli
Si infiamma la periferia di Damasco, con scontri violentissimi alle porte della capitale, nel sobborgo di Qudsaya, dove si contano diversi morti, 9 secondo alcune fonti, 5 secondo altre, e una decina di feriti, in una giornata, quella del venerdì di preghiera che era passata senza incidenti, dopo l'allerta attentati che ha tenuto moltissimi fedeli lontani dalle moschee. Sembra essere dunque caduto nel vuoto l'appello per la pace e l'unità lanciato stamani dal dottor al-Buti, sunnita, uno dei più importanti imam della Siria, che presiede l'Unione dei 'giureconsulti' musulmani del Paese, della Giordania, della Palestina e del Libano. Nella moschea Umayad di Damasco, che annovera tra i suoi minareti quello più antico del mondo, aveva citato un passo del Corano, quello in cui si racconta di un gruppo di passeggeri, che a bordo di una nave in mezzo al mare chiedono di avere la propria parte, e propongono di dividere in due il battello.
"Se fate così coleremo picco", rispondono gli altri. L'imam si è rivolto ad Allah, chiedendo pace. A Qudsaya è difficile ricostruire l'accaduto: fonti concordanti hanno raccontato all'ANSA una battaglia iniziata di prima mattina, in una giornata caratterizzata da una bassa temperatura - che pare sia un elemento che favorisce gli attacchi-, con le nuvole che hanno concesso nel tardo pomeriggio anche la pioggia. I ribelli "hanno attaccato la 'montagna delle rose'", un quartiere del sobborgo caratterizzato da una forte presenza di elementi filo-governativi, per rappresaglia dopo le sparatorie di questi giorni, e l'uso dell'artiglieria contro le proprie postazioni. L'escalation, nel sobborgo a 10 minuti di auto da Damasco, era iniziata venerdì scorso come riferito ieri dalle autorità. I ribelli avevano attaccato a colpi di Rpg e armi automatiche la sede locale del Municipio.
Poi una sequela di scontri e sparatorie, cinque i morti, tra i quali due fratelli di 7 e 15 anni: il loro fratello più piccolo è noto per aver intonato inni pro-Assad ai raduni dei sostenitori del governo. I testimoni parlano di sparatorie nelle strade andate avanti fino alle 17, le 16 italiane, e parlano di "inferno", di "fine del mondo". Secondo quanto è stato possibile ricostruire, il sobborgo è strategico, perché si trova ai piedi del monte Qasiun, il picco roccioso che domina la capitale, da sempre una delle principali vie per il traffico di armi, e nell'ultimo anno una delle vie di rifornimento per i ribelli che si annidano a est della capitale. La sua connotazione geografica poi lo rende particolarmente minaccioso, insidioso, pericoloso per gli uomini delle forze di sicurezza e dell'esercito.
Se cadesse in mani nemiche, assicurano alcuni militari, potrebbe divenire una enclave difficile da riconquistare. A Qudsaya ci sarebbero poi in azione elementi della "terza forza", come è stata definita dalla stessa Onu: jihadisti probabilmente legati ad al Qaida che vogliono il caos e puntano, hanno denunciato le autorità siriane, a creare una nuova 'Kandahar', un Emirato islamico nel Paese. In tarda serata si sono infine uditi colpi di arma da fuoco in altre zone della capitale. Su Damasco è calata la notte, impossibile verificare cosa stia accadendo, gli osservatori Onu sono fermi ancora nelle proprie basi, e la pace è sempre più lontana.