Nel centro di Rovigo il
rinascimentale palazzo Roverella custodisce come uno scrigno dal
23 febbraio e fino al 30 giugno il cuore della Parigi di fine
Ottocento, straordinario concentrato di innovazione e
distruzione, passaggio epocale per la storia dell'arte e non
solo. "Viene indicata come Belle Epoque solo per contrappasso
dopo la prima guerra mondiale, in realtà epoca di stravolgimenti
sociali", spiega Francesco Parisi. A dominare quella metropoli
c'era il nido di viuzze come paglia intrecciata di Montmartre
dove Henri de Toulouse-Lautrec passò gli anni più intensi e
distruttivi della sua breve vita.
Ora la multiforme creatività di questo artista, scomparso ad
appena 37 anni, segnato da una grave malattia genetica, travolto
dall'alcolismo e dalle passioni, rivive in una grande mostra che
non solo ne racconta i vari aspetti, ma li immerge nella realtà
a cui si ispiravano in assoluta originalità superando il limite
che lo vede consegnato alla storia come semplice, seppur geniale
e assolutamente mitizzato, creatore di affissioni. Nelle oltre
200 opere raccolte a palazzo Roverella in un approfondimento
unico, non c'è solo lui, ci sono i grandi artisti suoi amici e
quelli che lo hanno ispirato.
La mostra è curata da Jean-David Jumeau-Lafond, Francesco
Parisi e Fanny Girard - che dirige il museo dedicato all'artista
ad Albi - con la collaborazione di Nicholas Zmelty. Molto
importante è la sezione inedita dedicata al movimento artistico
francese Les Arts Incohérents, che presenta opere assolutamente
inedite perché si pensavano smarrite e sono state ritrovate nel
2018 nella cantina di un discendente degli artisti e qui vengono
per la prima volta esposte.
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