Il rock, la politica, la guerra,
oltre 40 anni di storia condivisa, la gioia di tornare a
suonare. C'è stato tutto questo e tanto altro nella partenza il
26 aprile al Gran Teatro Geox di Padova (sold out) dell'Ultimo
Girone, il tour d'addio dei Litfiba. Una lunga festa itinerante
che andrà avanti per tutta l'estate.
Sul palco nessuna malinconia per Piero Pelù e Ghigo Renzulli
che - tra l'entusiasmo del pubblico - hanno pescato a piene mani
in oltre 160 pezzi editi da quel 6 dicembre 1980, quando tutto
cominciò davanti a un centinaio di persone. "Ma oggi è come
allora. E' come se fosse la prima data della nostra storia, e
anche l'ultima - raccontano a fine serata -. E' tutto una
sorpresa. Il dopo? Vedremo, ma la musica va avanti in ogni
caso".
Il concerto - tutto suonato, senza campionamenti, senza
basi, senza gobbo - celebra la storia della rockband italiana
più longeva, ma con uno sguardo lucido sulla realtà che ci
circonda. Un concerto in qualche modo politico, e ogni brano
diventa occasione per riflettere e interrogarsi. La guerra, il
sostegno all'Ucraina, il no a Putin diventano quasi il filo
conduttore tra le 23 canzoni che compongono la scaletta. "E' un
concerto molto diverso da quelli che si sentono oggi in cui si
punta soprattutto sui sentimenti - racconta Pelù -. Di fronte ad
un'attualità devastante come quella che stiamo vivendo, non ci
sembrava onesto vivere in una bolla".
Alle Z dei carri armati russi, i Litfiba contrappongono
quattro X ad indicare i quattro decenni della loro storia (più 2
anni di pandemia) e l'energia del rock'n'roll. "Sono obiettore
dal 1983, sono sempre stato contro l'uso delle armi e della
violenza. Ma dopo due mesi di orrori in Ucraina una posizione va
presa. Ci sono periodi della storia dell'uomo in cui o si fa
cancellare o resiste. Pacifisti sì, ma non masochisti".
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