Andare alle radici, mostrare
l'insolubile rapporto con la natura che segnerà tutta la sua
vita, scavare nella poetica di Joseph Beuys, figura iconica
dell'arte della seconda metà del '900, attraverso una serie di
piccole sculture e disegni che ruotano attorno a due temi chiave
come la figura umana e quella animale. Ha un obiettivo
dichiarato la mostra dedicata al poliedrico artista tedesco
(1921-1986), in programma a Palazzo Cini, a Venezia, dal 20
aprile al 22 novembre prossimi, a cura di Luca Massimo Barbero,
promossa dall'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione
Cini, in collaborazione con la galleria Thaddaeus Ropac. E' una
esposizione che vuole mettere l'accento soprattutto sugli
esordi artistici di Beuys subito dopo la fine della Seconda
Guerra Mondiale e si tiene distinta da quella produzione
artistica maggiormente nota, legata all 'azioni politiche e
concettuali' e alle performance 'sciamaniche'. Attraverso 41
opere, si va alla scoperta del seme originario di un artista
che, da protagonista e figura di riferimento anche "politica"
nel campo ambientalista in Germania, ha affrontato fin dai
primi momenti tematiche quantomai attuali, come l'ecologia, la
figura femminile, il corpo umano. "Esplorando i significati
simbolici della figura umana e l'idea di fertilità, così come la
cosiddetta figura animale e i suoi poteri curativi, - ha
rilevato il curatore - i primi lavori di Beuys toccano questioni
contemporanee come le discussioni sul genere e il potere della
natura".
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