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Gillo Nobili spiega Un giorno lunare

36 America's Cup

Responsabilità editoriale Saily.it

Sesta presenza in America's Cup, Gilberto Nobili è Operation Manager di Luna Rossa. Qui spiega come funziona la base di Cagliari della sfida italiana, e cosa c'è dietro le scelte strategiche: quando frenare e quando accelerare...

 

Ha già fatto parte del team Luna Rossa come grinder nel 2003 e 2007. Ha vinto le edizioni dell’America’s Cup 2010 e 2013 con Oracle Team USA e quella del 2017 con Emirates Team New Zealand. Oltre alla Coppa, ha partecipato a diversi campionati internazionali nelle classi TP52, Maxi ed Extreme40, e ha regatato per quattro anni (2004-2008) nella classe olimpica Star come prodiere di Francesco Bruni. Questa è la sua sesta Coppa America.

 

Che cosa significa gestire le attività di un Challenger di Coppa America?

Quando ho iniziato a svolgere questo ruolo nel Team Luna Rossa Prada Pirelli sapevo bene quello di cui mi sarei occupato dal punto di vista tecnico. Non immaginavo, però, quanto fosse rilevante anche l’aspetto della gestione delle risorse umane.

 

Quali sono i momenti più complessi da affrontare alla base?

I momenti critici devono ancora venire. Dal mio punto di vista, inizieranno quando arriverà la barca. In Coppa America una delle cose più difficili è trovare l’equilibrio nel rapporto tra ore in acqua e a terra, tra allenamento e sviluppo della barca. Poi, anche l’analisi e gestione del rischio. È proprio in questo ambito che nei miei 20 anni di attività ho visto compiere grandi errori ma anche individuare grandi soluzioni.

 

Per esempio?

Ci sono team che hanno passato troppo tempo in acqua e non hanno sviluppato sufficientemente la barca o team che hanno sottostimato i rischi e le rotture compromettendo il risultato finale. Quando avremo la barca in acqua, non potremo permetterci di rompere elementi che hanno tempi di consegna lunghi. Se rompi una deriva, stai fermo quattro-cinque mesi e ti sei bruciato una carta, perché il numero dei componenti che puoi utilizzare è limitato. Bisogna quindi procedere per fasi, ottimizzando i componenti senza però esporli a grossi rischi di rottura.

 

Come organizzi le uscite in mare e la parte di sviluppo a terra?

Raccolgo le informazioni da tutti i dipartimenti e le integro con i dati meteo aggiornati. Verifico che il programma sia attuabile e in linea con gli obiettivi di lungo termine. Condividendo i dati con l’equipaggio, coordino le uscite in mare. In generale, cerco di sfruttare al meglio la mia esperienza in modo da non compiere gli errori che ho visto commettere nelle precedenti campagne di Coppa.

 

Com’è la giornata tipo di Luna Rossa Prada Pirelli Team?

Per il Sailing team, dalle 7.30 alle 09.00 palestra, colazione, poi ognuno si inserisce nei diversi gruppi di lavoro. Alle 08.00 arriva lo shore team, alle 09.00 i designer. A seconda che sia un giorno di navigazione o di sviluppo, il programma può essere dettato dalle previsioni meteo. La messa in acqua dell’imbarcazione comporta una preparazione che dura dalle due alle tre ore. Si sta in mare dalle tre alle sei ore, poi a terra si lavora per sistemare la barca o apportare modifiche e migliorie emerse nel corso dell’uscita. Infine, riunioni e de-brief.

 

Che cosa viene sviluppato interamente all’interno delle pareti della base?

Alcuni pezzi ad hoc che richiedono integrazione con la barca e altri componenti, ma anche la parte di sistemi, oggi detta meccatronica, dove un mix di meccanica, idraulica ed elettronica devono fondersi per consentire la gestione dei movimenti dei diversi elementi, come derive e vele. È una parte del progetto che mi vede coinvolto in prima persona.

 

Come funziona in pratica?

L’energia viene prodotta dai grinder, i ragazzi che girano le manovelle; quando non è impiegata direttamente sui winch, tramite una sorta di computer possiamo decidere su quale circuito idraulico reindirizzarla.

Da regolamento, la parte di movimentazione sott’acqua (i foil) viene invece alimentata da batterie standard uguali per tutti i team.

 

Quando sarà varata Barca 1, che cosa succederà?

Dopo il varo di Barca 1, mi aspetto alcuni mesi piuttosto complessi, perché dovremo imparare a conoscerla e non sarà facile riuscire a seguire la tabella di marcia programmata. Quanto tempo impiegheremo per capire la barca avrà conseguenze sugli sviluppi successivi. Poi, quando ci saranno le prime regate, si potranno comparare le prestazioni dei diversi scafi e si inizierà a capire la bontà o meno delle scelte progettuali e della loro sostenibilità nel tempo.

 

Le nuove barche richiederanno un impegno fisico importante per chi sarà a bordo?

L’equipaggio di un 72 piedi da regata tradizionale è composto da 14/16 persone, gli AC75 ne prevedono 11 e navigheranno a una velocità tre volte superiore. Si stima che l’equipaggio sarà sottoposto a carichi molto superiori a quelli di una barca tradizionale di pari lunghezza. In più, le regate dureranno una quarantina di minuti invece dei 20 della scorsa edizione.

 

Come si gestisce il rapporto tra lavoro e riposo?

Per ora sto insistendo sul fatto che tutti abbiano la doppia giornata di riposo. Ci sarà un momento in cui non ce lo potremo più permettere. Negli ultimi sei mesi della scorsa Coppa non abbiamo avuto un solo giorno libero. In quattro anni, uno dei rischi è quello di “bruciare” le persone, un po’ come alle Olimpiadi: non vince chi è fortissimo a metà

percorso, ma chi arriva più in forma degli altri alla fine. L’atleta di Coppa America è anomalo perché deve utilizzare la sua esperienza, eccellere per il suo talento e poi riuscire a dialogare con i progettisti ed essere in grado di lavorare in squadra per sviluppare l’imbarcazione.

 

La tua giornata tipo?

Mi alzo alle 5, studio il meteo e organizzo le attività. Vengo alla base alle 7.30 per la palestra e mi sforzo di essere a casa alle 18 tutti i giorni. Almeno per ora.

 

La sera in generale sei soddisfatto?

Ho l’abitudine di pormi obiettivi molto ambiziosi, quindi è difficile che succeda.

Responsabilità editoriale di Saily.it