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Giro del mondo? Forza Clapcich!

The Ocean Race

Responsabilità editoriale Saily.it

L'ITALIANA DEGLI OCEANI - Francesca Clapcich si conferma il personaggio con le maggiori probabilità di riportare la vela italiana alla regata intorno al mondo. Come skipper ha registratao la pre-iscrizione a The Ocean Race (ex Volvo) 2021-2022 con arrivo a Genova di un team chiamato ITALY IN THE OCEAN RACE. L'abbiamo intervistata per farci raccontare tutto: budget, tempi, nomi... Ecco cosa ci ha rivelato

 

La notizia è uscita ieri lunedì 2 marzo verso le 20 sul sito web del quotidiano La Stampa: è ufficialmente iscritto alla prossima The Ocean Race, il giro del mondo in equipaggio a tappe che si terrà dal 2021 al 2022 il consorzio chiamato ''Italy in the Ocean Race''. Un progetto capitanato dalla triestina Francesca Clapcich: due partecipazioni alle Olimpiadi la prima nel 2012 nella classe Laser Radial, la seconda nel 2016 con Giulia Conti in 49er, dopo la doppietta di titoli Europeo e Mondiale nella stessa classe nel 2015. Più recente ha partecipato alla scorsa Volvo Ocean Race a bordo di Turn The Tide On Plastic. Obiettivo portare una barca italiana al giro del mondo, formare un equipaggio femminile e giovane come quello del maxi Golfo di Trieste che ha partecipato alla scorsa Barcolana, con skipper la stessa Clapcich. 

Saily - Quindi è ufficiale siete iscritti alla prossima The Ocean Race

Francesca Clapcich - Sì siamo registrati, è il primo passo che abbiamo fatto. Ci permette di aver un rapporto più stretto e confidenziale con gli organizzatori di The Ocean Race, sviluppare una comunicazione più snella e avere più informazioni che ci servono soprattutto da un punto di vista commerciale per essere più efficaci nella ricerca di fondi, dato che il budget è abbastanza alto.

A proposito di budget e ricerca fondi c’è un aiuto da parte degli organizzatori oppure è un lavoro individuale che riguarda ogni team?

È una parte del lavoro individuale nel senso che sto lavorando insieme ad un’agenzia, la più grande al mondo, specializzata in questo campo, sponsor ed eventi. Fornisce il supporto commerciale all’interno del team, sta creando i contatti giusti per andare a parlare direttamente con le persone che contano. In più, abbiamo il supporto del sindaco di Genova, Marco Bucci che nel caso il team partisse per fare la regata, ci ha garantito la disponibilità di spazi qui a Genova per creare la base del team, fornire il posto di ormeggio per la barca. Questa è un punto che il sindaco ha chiarito molto bene: vuole offrire questa opportunità a qualsiasi team italiano che riesca a mettere su il budget necessario per fare la regata

Quindi da parte di Genova è garantito un aiuto logistico ed è già una grande cosa. Rimane la questione più spinosa, cioè il budget. Hai dichiarato che servono 10 a 15 milioni di euro, tra cui 1 milione per la barca.

Sì più o meno questo potrebbe essere il costo per aprire una trattativa, comprare la barca e portarla a Genova. Nella categoria nella quale vogliamo competere, quella dei VO 65, le barche non sono più proprietà dell’organizzazione ma sono state vendute a privati, quindi in questo momento bisogna creare una trattativa con il proprietario per un eventuale compravendita. Da questo punto di vista, essere registrati è il primo passo. The Ocean Race si impegna a fare da intermediario in quest’operazione.

Il prossimo passo potrebbe essere l'acquisto della barca?

Stiamo lavorando su questo proprio in questi giorni cioè cercare di trovare i fondi, il budget sufficiente per essere abbastanza sereni per aprire una trattativa in vista dell’acquisto della barca. Da lì, si possono creare più attività. Anche a livello commerciale diventerebbe un po’ più semplice, diciamo che aiuterebbe parecchio.

Sogniamo un po'. Mettiamo che tutto proceda nel verso giusto e con la tempistica giusta. Quale sarebbe secondo la skipper Francesca Clapcich l'equipaggio ideale? Dacci un po' di nomi ''a caso''... Una Giulia Conti?

Purtroppo l’attività olimpica non dà la stessa esperienza che il navigare su barche offshore. Giulia in questo momento preolimpico è molto concentrata ad allenare le ragazze americane. Però, ovviamente, ne ho già parlato con lei. Vedremo come riuscire a coinvolgerla nei prossimi step. In questo momento però siamo in una fase molto progettuale. Per la parte tecnica, se tutto va bene e se riusciamo ad andare avanti, Giulia sarà sicuramente coinvolta.

Altri nomi che puoi fare?

A livello internazionale c'è la velista statunitense Sally Barkow che mi sta dando una mano soprattutto come advisor. Ha tanta esperienza tra cui due partecipazioni consecutive alla Volvo Ocean Race, sa come gestire la regata complessivamente, avrebbe un ruolo diciamo più manageriale. È coinvolta la svizzera Justine Mettraux, anche lei ha una lunga esperienza abbiamo navigato insieme nella scorsa edizione. Il suo sogno è di lavorare con noi come talent scout quindi mettere insieme un team di giovani veliste con le personalità adatte.

Poi c’è Martina Orsini che è coinvolta in questa fase iniziale e potrebbe diventare la nostra Onboard reporter, è quello che fa e sogna di fare. Poi c’è tutta una serie di ragazze molto giovani che stanno navigando ora nelle classi olimpiche e che nel 2022 avrebbero meno di 26 anni rispettando le quote del regolamento. Per ora però preferiamo non fare troppi nomi perché stanno facendo altre attività in questo momento e per il momento la cosa più difficile è trovare il budget.

Vela olimpica e vela offshore, le strade sembrano incrociarsi assai più che in passato...

In tutti gli anni nelle classi olimpiche, quello che imparato è la disciplina. Tanta disciplina, lavorare sempre concentrati sull’obiettivo, crederci fino in fondo, riuscire a essere sempre sul pezzo, dare il 100% per arrivare al momento giusto preparati. Questo, oltre ad essere una questione sportiva è una lezione di vita, un’esperienza che cerchiamo di sfruttare e di adattare in questo progetto. Sicuramente cercare di portare un team italiano per la prossima The Ocean Race è impegnativo e ambizioso. Però ci vuole disciplina bisogna cercare di lavorare in un determinato modo con le persone giuste, fidarsi dei membri che compongono il team.

Questa mentalità viene proprio dalla vela ad alto livello come le classi olimpiche. A livello tecnico poi, i timonieri e i velisti più veloci vengono dalle classi olimpiche perché sono barche one design, tutte uguali, dove la differenza sull'acqua la fa l’equipaggio, il team che c’è a bordo. Questo si rispecchia anche nell'offshore dove ci sono ovviamente altre qualità che vanno allenate e costruite. Magari qualcuno è più portato di altri. Nella vela oceanica bisogna adattarsi un po’, è chiaro che non si torna in albergo tutte le sere quindi da questo punto di vista va fatto un lavoro un po’ diverso.

Forse gli aspetti più estremi di una regata come The Ocean Race possono spaventare. Eppure tu che hai vissuto un giro del mondo quasi completo facendo le tappe più dure ci vuoi proprio tornare!

Assolutamente sì, ci voglio tornare e il mio sogno è far vivere questa avventura, creare questa comunità per altre veliste molto brave, molto giovani in un ambiente dove le opportunità di fare il salto verso il professionismo non sono proprio per tutti e tutte. Questa è la grande visione del nostro progetto, le sue potenzialità. Ci sono in giro veliste molto brave, però il passaggio dalle classi olimpiche al professionismo è ancora molto difficile. Il nostro sogno è rendere questo passaggio un pochino più facile.

E riportare l’Italia in una regata dopo oltre 30 anni di assenza, una generazione...

Sarebbe veramente la concretizzazione di un grande sogno: portare una barca italiana al traguardo a Genova, sarebbe incredibile. Più di una barca, poi, sarebbe ancora meglio. Speriamo di farcela, di trovare le aziende le persone pronte a darci una mano e ad accompagnarci in questo grande progetto.

Hai detto ''più di una barca''. Non possiamo non nominare il tuo collega Alberto Bolzan che sta percorrendo la stessa difficile via per cercare di concretizzare un progetto italiano. Siete in contatto?

Non so esattamente chi sta lavorando su cosa, per il momento siamo gli unici registrati. Sinceramente non so se ci sono altri progetti italiani concreti in giro.

Si potrebbe ipotizzare qualche sinergia o collaborazione tra il vostro progetto femminile e quello di Alberto?

Sicuramente la situazione e il format della prossima regata con due categorie di barche diverse al via potrebbero aprire delle opportunità e si potrebbe lavorare su progetti diversi. Aver più di una barca italiana sarebbe davvero incredibile. Già averne una resta un grande obiettivo da raggiungere.

Responsabilità editoriale di Saily.it