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Il direttore di Jesus: 'La Chiesa accompagni anche le persone transgender'

Il direttore di Jesus: 'La Chiesa accompagni anche le persone transgender'

Don Vitale: 'Rispondere alle situazioni di disagio e sofferenza'

ROMA, 13 dicembre 2024, 17:01

di Fausto Gasparroni

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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   "Come dice papa Francesco in uno dei testi fondanti del pontificato 'la realtà è superiore all'idea'. E noi abbiamo una realtà di fatto, che va dalle 300mila alle 700mila persone transgender, che interroga la Chiesa, proprio in termini di vite vissute. Ho un amico psichiatra che è in contatto con persone transgender e mi parla di una grande sofferenza dietro queste storie di disforia di genere. Di fronte a tali realtà di vita, la Chiesa non può che chiedersi cosa fare per offrire loro un accompagnamento e portare speranza". Così, in un colloquio con l'ANSA, il direttore del mensile Jesus del Gruppo San Paolo, don Vincenzo Vitale, spiega i motivi per cui la rivista ha deciso di dedicare l'inchiesta di copertina del numero di dicembre al tema della disforia di genere: un'indagine su come vivono la fede i giovani coinvolti e le loro famiglie, e come la Chiesa stia cercando di dare una risposta pastorale.

    Cosa significa essere intrappolati in un corpo sbagliato?, si chiede Jesus anche sulla scia della decisione di dedicare una giornata del Giubileo 2025 alle comunità e associazioni Lgbtq+.
    E cosa fa al momento la Chiesa per rispondere a queste situazioni di sofferenza? "Ci sono piccole realtà e associazioni già esistenti con cammini di accompagnamento pastorale - risponde don Vitale - come la Tenda di Gionata, che al suo interno ha un progetto specifico per i transgender, con uno sportello. O gruppi locali come Bethel a Genova, e la sua iniziativa 'con/te/stare', che ha il doppio significato di accompagnare (con te stare) e di combattere la mentalità di pregiudizio e rifiuto verso queste persone. Piccole realtà, ma che sono già esempi di un'attenzione particolare".

    Su come le attività della Chiesa in questo campo possano conciliarsi con le posizioni critiche, anche di papa Francesco, verso l'"ideologia gender", il direttore di Jesus spiega che "l'ideologia è portatrice di una versione parziale e comunque si occupa di un quadro complessivo che apre una serie di questioni come la percezione della donna, il potere nella società, ecc. La disforia di genere è invece una questione particolare, di una persona reale che si trova in disarmonia verso il proprio corpo, essere magari in un corpo di uomo e sentirsi donna, e questo provoca un malessere profondo".

    Il docente della Pontificia Accademia Alfonsiana, padre Maurizio Faggioni, medico endocrinologo ed esperto di Bioetica - ricorda don Vitale - "dice che il tema della disforia di genere diventa una questione teologica, oltre che pastorale, su cui interrogarsi. Per la morale cattolica, l'immagine dell'amore e della vita sessuale resta indubbiamente quella della coppia uomo-donna. Ma esiste anche un capitolo teologico che è aperto, su chi possa o non essere 'partner'. E il fatto che di questi temi si possa parlare in altri tempi non era neanche immaginabile".

    Nell'ambito della Chiesa e della base cattolica, comunque, "esistono più livelli di ricezione e di attenzione verso questi aspetti - riconosce il direttore di Jesus -. C'è un settore più pensante, più avanzato, che è più aperto al tema, mentre alla base c'è più resistenza, le persone sono meno attrezzate, sia come attenzione sia proprio dal punto di vista pratico verso i transgender. Essi stessi dicono che 'si sentono guardati'. C'è insomma una 'diversità' che appare e che colpisce, e tra la gente comune molti non sono ancora preparati. E non parlo solo dei credenti".

    Don Vitale giudica "certamente molto positiva" la scelta di inserire nel Giubileo anche una giornata per le persone Lgbt. "Sottolinea in fondo la necessità di avere le porte aperte a tutti - osserva -. Il Giubileo da sempre dedica eventi alle singole categorie, e tutti sono benvenuti. Questa categoria finora aveva avuto poca attenzione, quindi molto bene che ci sia spazio per loro".

    E la nuova attenzione della Chiesa risponde anche alla richiesta del Pontefice, per il Giubileo, di offrire "segni di speranza" a chi soffre. "La grande tematica - conclude don Vitale -, sempre stando a quanto dice papa Francesco, è 'accompagnare': affiancare concretamente le persone, vedere cosa fare senza giudicare, senza condannare. Con un discernimento specifico, ma per integrare, senza escludere nessuno. E questo senz'altro è dare un segno di speranza". 

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