"La Dichiarazione di Chivasso vide
la luce nella clandestinità, scritta in un contesto drammatico
segnato da vent'anni di governo fascista, con un testo incisivo
che, nella sua brevità e chiarezza espositiva, indicava una
strada da percorrere per uscire dall'oppressione politica, dalla
rovina economica, dalla distruzione della cultura locale causata
da uno Stato livellatore e accentratore: il federalismo e
l'Europa. Un documento rivoluzionario quindi, frutto delle
riflessioni di uomini legati alla Resistenza che, nella loro
diversità, con coraggio e lungimiranza, hanno fornito una
prospettiva comune, un quadro di riferimento condiviso,
individuando nel federalismo, nell'autonomia e nell'Europa la
forma politico-istituzionale che meglio sapesse coniugare la
salvaguardia dei diritti fondamentali con lo sviluppo
socio-economico delle comunità alpine, a rischio
marginalizzazione". Lo dichiara il Presidente del Consiglio
Valle, Alberto Bertin, in occasione dell'80/o anniversario della
Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine,
firmata a Chivasso da Émile Chanoux e Ernest Page, in
rappresentanza dei valdostani, Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan,
Giorgio Peyronel e Mario Rollier, in rappresentanza delle valli
valdesi.
"La Dichiarazione di Chivasso - conclude Bertin- è ancora oggi
estremamente attuale e fornisce spunti per una riattualizzazione
delle ragioni stesse della nostra autonomia, a partire dallo
sviluppo sostenibile. Organizzare una società in modo da
consentirle di esistere a lungo termine, facilitando lo sviluppo
dell'economia montana nel pieno rispetto del suo patrimonio
naturale e culturale, equivale a intravedere le fondamenta di un
concetto all'epoca sconosciuto e oggi di crescente centralità,
quello di uno sviluppo autenticamente sostenibile che guardi
alle generazioni future. Un concetto che le sfide e i
cambiamenti attuali ci impongono ormai di fare nostro,
obbligandoci a ragionare nella prospettiva della durata".
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