Con due voti a favore (Progetto civico progressista), 27 voti contrari e sei astensioni il Consiglio regionale della Valle d'Aosta ha bocciato l'ipotesi di un referendum consultivo di iniziativa popolare sulla proposta di legge numero 58 riguardante le norme per l'elezione dell'Assemblea. Proposta che chiedeva la riforma del sistema elettorale regionale introducendo il principio della elezione diretta della maggioranza e del presidente della Regione, un premio di maggioranza per la lista o la coalizione vincente, e la possibilità di un voto di preferenza per entrambi i generi. A chiedere il referendum era stato un comitato "trasversale" che va da Fratelli d'Italia ai partiti di sinistra e che ha raccolto oltre 3.300 firme.
Il dibattito
"La riforma del sistema elettorale - ha commentato Chiara Minelli (Pcp) - è sicuramente sentita. Sarebbe stato bene fin dal mese di luglio prenderne atto e procedere alla indizione delle consultazioni. Si sarebbe fatto il referendum nello scorso mese di novembre e ora il Consiglio potrebbe essere al lavoro per predisporre la legge regionale. È, invece, mancata la volontà politica di decidere e si è avviata una lunga e discutibile fase di approfondimento. Ci sono state molte forzature". "Non mettiamo in discussione la volontà del referendum legata ai firmatari - ha replicato Paolo Cretier (Fp-Pd) - ma ci interroghiamo sull’opportunità del percorso scelto. Non era più semplice presentare una proposta di legge e rendere il Consiglio al centro del potere legislativo e dell’azione che giustifica la sua esistenza, piuttosto che tentare un percorso molto complicato, una situazione nuova da sperimentare complessa e con qualche debolezza normativa? Come Partito Democratico, già a luglio 2022 abbiamo fatto una proposta concreta da condividere, non un testo di legge definitivo ma dei punti necessari da prendere in carico, purtroppo le risposte sono state poche e non ufficiali, era una proposta che si poteva valutare ma ancora del tutto attuale e valida". Per l'assessore Luciano Caveri "la forma di governo è fondamentale per il futuro della Valle, ma non si può farla a colpi di referendum. Il Consiglio ha normato in maniera bizzarra l'istituto del referendum propositivo, che va a sostituirsi agli eletti, ma ricordo che il nostro è un sistema democratico elettivo e questo forzare la mano non è condivisibile. Viviamo in una democrazia rappresentativa: sentirmi dire che dobbiamo fare il referendum perché lo chiede il popolo è populismo e demagogia allo stato puro. Se decidiamo che la democrazia passa attraverso internet e i social, smettiamo di fare politica e cominciamo a lavorare su algoritmi per una democrazia digitale che personalmente non mi piace e che mi spaventa. Assistiamo alla nascita di comitati che vogliono delegittimare la logica assembleare della nostra democrazia, ma non esiste un potere sostitutivo agli organismi democratici". "Oggi, la scelta che dobbiamo fare è importante - ha detto Mauro Baccega (Forza Italia) - ma è altrettanto importante dare alla Valle d'Aosta la miglior legge elettorale. Noi abbiamo depositato una proposta di legge sulla tematica, perché fa parte del nostro ruolo di Consiglieri, e avevamo aderito al comitato promotore per la riforma elettorale: c'era un unico elemento di sintonia che era quello dell'elezione diretta del Presidente della Regione, ma volevamo dare significato alla volontà di andare nella direzione di trovare una quadra per portare la legge elettorale all'attenzione del Consiglio. Il lungo dibattito ha portato ad una significativa svolta". "La Lega è tutt'altro che contraria alle forme di partecipazione - ha dichiarato Paolo Sammaritani (Lega Vda) - ma ci sono regole che non devono essere dimenticate dai politici. Populisticamente è stato detto che chi si è schierato contro questo referendum non voleva riformare la legge elettorale ma questa è una semplificazione del messaggio, distorsiva e non corretta". Secondo Marco Carrel (Pour l'Autonomie) "il rapporto tra Istituzioni e popolazione è delicato, difficile da gestire, di cui non dobbiamo abusare: oggi, rischiamo di abusare di populismo e di incrinare ancora di più questo rapporto. Ecco perché siamo favorevoli a trovare una soluzione in Consiglio e ribadiamo la nostra volontà di affrontare queste tematiche". "Come Evolvendo - ha osservato Claudio Restano (Misto) - riconosciamo l'importanza del referendum popolare e della democrazia partecipata così come ci riconosciamo nell'elezione diretta del Presidente della Regione. Tutte le forze politiche hanno dichiarato la necessità di fare una riforma elettorale partecipata, altrimenti si rischia di fare una legge catastrofica, come quella con cui abbiamo votato. Cerchiamo di ottenere almeno i due terzi dei consensi all'interno di questo Consiglio: questo obiettivo si raggiunge con il confronto, ognuno portando la propria visione, ma con la consapevolezza che il risultato primario è quello di dare più stabilità ai governi". Aurelio Marguerettaz (Union valdotaine) ha detto: "Anche la legge referendaria andrebbe migliorata, dal momento che ha una serie di aree grigie dove è difficile muoversi. Il Consiglio deve lavorare su entrambe le norme e, per quanto riguarda quella elettorale, deve fare in modo che garantisca tutti e non i singoli partiti o una serie di comitati. Il fatto che due trentacinquesimi di questo Consiglio vogliano imporre il loro modello è un po' singolare. Tuttavia, riconosco loro la bravura di introdurre argomenti con il principio del 'Cavallo di Troia': dicendo che il sistema non è stabile, propongono l'elezione diretta del Presidente, senza però mettere in evidenza tutta una serie di altri temi".
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