"Una scelta che non è stata
improvvisa ma discussa a lungo con il direttore generale, anche
con l'assessore. Una scelta che vuol dare anche un segnale,
perché se non fosse così alcune attività ahimè dovrebbero essere
inviate altrove. Ma non si possono mandare i malati in un'altra
regione, e neanche si può esternalizzare tutto. Alcune cose
devono restare nel pubblico. Quindi questo è un segnale che
voglio dare, chiaro e netto perché ci sono delle attività
fondamentali che devono restare nella sanità pubblica". Così il
dottor Guido Giardini, direttore sanitario uscente dell'Usl,
nella conferenza stampa convocata in vista del suo ritorno alla
guida del reparto di Neurologia e stroke unit, riaperto
nell'ottobre scorso dopo due anni di chiusura. Un rientro
anticipato rispetto alla scadenza, fissata al prossimo aprile,
del mandato triennale.
"Ci sono - ha anticipato Giardini - dei progetti importanti:
mantenere le attività attuali e implementare e riprendere
attività che poi per carenze di personale sono state interrotte.
Prima di tutto il centro ictus, che va mantenuto e implementato,
perché è la patologia principale. Riaprire il centro cefalee,
altra attività che va fatta, idem per il centro epilessia.
Queste patologie cubano grosso modo per 30 mila valdostani, tra
mal di testa, ictus, epilessia, per non dire anche altre che
grazie a Dio seguiamo già, che sono la sclerosi multipla,
Parkinson e Alzheimer". Altro obiettivo, che "è rimasto un po'
quiescente durante il Covid, è il centro di medicina di
montagna, perché è uno dei fiori all'occhiello che avevamo,
credo che potremo ripartire avendo molti specialisti
trasversalmente in tutti i reparti che si occupano di questo".
Con Giardini, il numero di medici Usl nel reparto di Neurologia
salirà a tre, a fronte degli otto previsti. Grazie alle
collaborazione con una cooperativa e con l'Asl di Biella il
numero di medici attuale stimato da Giardini sale a cinque. Oggi
i posti letto sono 12, quando riaprirà la Stroke unit saranno a
16.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA