La Corte d'appello di Torino "è pervenuta ad una lettura alternativa degli elementi di prova di accusa, limitandosi a giustapporre il proprio convincimento a quello, opposto, espresso dalla sentenza di primo grado, senza confrontarsi con le ragioni poste dalla sentenza di primo grado a fondamento della pronuncia di assoluzione degli imputati".
Così la Corte di cassazione, motivando l'annullamento con rinvio della sentenza di condanna di secondo grado relativa al processo che ruota attorno al Centro dentistico e odontoiatrico valdostano snc di Saint-Christophe, della famiglia Gasparella.
Nel gennaio scorso la Corte d'appello aveva condannato per esercizio abusivo della professione odontoiatrica a nove mesi di reclusione e 20 mila euro di multa ciascuno Silvio Gasparella di 61 anni, in qualità di odontotecnico, e il figlio Mattia Gasparella (40) in qualità di igienista dentale, e a sette mesi di reclusione e 15 mila euro di multa ciascuno Gian Enrico Aguzzi (67), medico odontoiatra della provincia di Monza Brianza e Laura Padoin (63) in qualità di assistente alla poltrona. Dopo la pronuncia della sesta sezione penale della Corte di cassazione, il processo tornerà in secondo grado.
Per i supremi giudici, la Corte d'appello, nel ribaltare la sentenza assolutoria di primo grado, ad esempio "non ha considerato le dichiarazioni di" una "assistente alla poltrona dal 2014 al 2017 presso il Centro dentistico Valdostano", e di due odontoiatri che hanno lavorato nello studio tra il 2015 e il 2020, "ancorché tali dichiarazioni siano state utilizzate dal giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Aosta per confutare l'ipotesi di accusa". Inoltre la Corte d'appello ha "omesso di confrontarsi con le prove contrarie emerse nel corso del giudizio e con le censure formulate dalla difesa sul punto".
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