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Villette di residenti abusive a La Thuile, 'demolizione in 60 gg'

Consiglio Stato su ricorso villeggianti, 'pratica illegittima'

Entro 60 giorni il Comune di La Thuile "ha l'obbligo" di "procedere alla demolizione" di tre villette che costituiscono la prima e unica abitazione di residenza per quattro famiglie residenti in paese. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso di alcuni proprietari di seconde case in un vicino condominio. I ricorrenti lamentano che l'ente locale non ha ancora dato esecuzione a un'altra sentenza del massimo organo della giustizia amministrativa: già nel 2018 i giudici avevano ordinato "la demolizione dei manufatti illegittimamente realizzati" in frazione Moulin a seguito di un permesso di costruire, con "plurimi vizi sostanziali", datato 2010.
    Le irregolarità riguardano, tra l'altro, la violazione "del regolamento edilizio del Comune di La Thuile, che subordina il rilascio delle concessioni edilizie all'esistenza delle opere di urbanizzazione primaria, tra cui le 'strade residenziali veicolari'", la "violazione della disciplina delle distanze dei fabbricati, fra loro, e dal confine" e la "la mancanza di un piano urbanistico di dettaglio".
    Il Comune ha fatto sapere in udienza che "è in corso di approvazione la creazione di una strada di accesso alle unità immobiliari di cui i ricorrenti richiedono venga disposta la demolizione".
    Secondo i proprietari delle seconde case, i quali hanno citato una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, "non vi è davvero alcuna ragione" perché "debbano essere premiati coloro che hanno commesso l'abuso edilizio a danno di chi si è sempre attenuto alle norme di legge".
    I giudici scrivono che il Comune di La Thuile è rimasto totalmente inerte fino al 2 marzo del 2021" e che il permesso di costruire contiene "plurimi vizi sostanziali".
    Se l'amministrazione non dovesse ancora procedere, i giudici hanno già nominato in qualità di commissario ad acta "il prefetto di Aosta, con facoltà di delega ad altro dirigente dell'ufficio territoriale del governo". Tuttavia "è fatta salva la possibilità del raggiungimento di eventuali accordi transattivi, anche su impulso e sotto la supervisione del commissario ad acta". 
   

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