Trump, in Siria con Putin e Assad contro l'Isis

Redazione ANSA

Si profila una svolta nelle relazioni Usa-Russia, anche con un possibile asse comune insieme al presidente siriano Bashar al-Assad per combattere l'Isis, abbandonando il sostegno ai ribelli moderati anti regime: lo ha lasciato intendere il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump in una intervista al Wall Street Journal, la prima dopo la sua elezione. Affrontando il capitolo 'esteri', il tycoon ha riferito di aver parlato con i leader di molti Paesi o di aver ricevuto messaggi da essi, fatta eccezione per il presidente cinese Xi Jinping. Ma ciò che gli è premuto sottolineare e' l'aver ricevuto una ''bellissima'' lettera del presidente russo Vladimir Putin, con il quale, ha aggiunto, ha in programma una telefonata in tempi brevi, a conferma della simpatia e stima con cui guarda al leader del Cremlino. Simpatia e stima che potrebbero tradursi presto in un allineamento della posizione americana a quella russa in Siria, dove Trump ha ricordato di aver avuto "una visione opposta a molte persone". Il suo pensiero è che "se state combattendo contro la Siria, e la Siria sta combattendo contro l'Isis, dovete sbarazzarvi dell'Isis". "La Russia e' totalmente allineata con la Siria, e adesso c'è l'Iran, che sta diventando potente. A causa nostra si è allineato sulla Siria.... Ora stiamo appoggiando i ribelli contro la Siria, e non abbiamo idea di chi sia questa gente'', ha proseguito, bocciando cosi' la linea seguita sinora dall'amministrazione Obama, ispirata dall'ex segretario di stato Hillary Clinton, sua avversaria alla presidenziali dell'8 novembre. "Se gli Usa attaccano Assad, finiremo con combattere contro la Russia, contro la Siria", conclude. Musica per le orecchie di Putin, che si vede spalancare le porte in Medio Oriente. Il Cremlino, che probabilmente si attende una svolta anche sul fronte sanzioni legate all'Ucraina, coglie la palla al balzo e tramite il portavoce Dmitri Peskov suggerisce che uno dei modi in cui Trump potrebbe aiutare a rafforzare la fiducia con la Russia dopo essersi insediato è convincere la Nato a rallentare la sua espansione o ritirare le sue forze dai confini russi, potenziate recentemente in Polonia e nei Baltici. Di sicuro con Trump la Russia sarà meno sotto pressione da parte americana per i diritti umani. Idem la Cina, che gongola all'idea di un disimpegno americano nell'Asia ma resta preoccupata da eventuali politiche commerciali protezionistiche da parte di Washington.

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