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Fresu, nel jazz bellezze e conflitti Paese

Per trombettista "meglio di altre rappresenta il presente"

(ANSA) - ORVIETO, 30 DIC - "Credo che il jazz suoni le difficoltà del nostro Paese, ma anche le bellezze e i conflitti che viviamo": a dirlo è Paolo Fresu, trombettista italiano di fama internazionale e una delle star presenti alla 27/a edizione di Umbria jazz winter, a Orvieto fino al primo gennaio. Con l'ANSA, l'artista ha parlato ampiamente sia del festival orvietano sia del jazz italiano e del momento che sta vivendo.
    "Quello che suona a Uj winter - ha detto il musicista - è un jazz molto contemporaneo, meticciato, che mette insieme molte cose diverse". Più in generale "il jazz è una musica che forse meglio di altre rappresenta il presente". "E' quella musica - ha sottolineato Fresu - che i francesi definiscono 'music du monde', gli inglesi 'world music' e che noi definiamo popolare, etnica, che fotografa l'oggi con le sue sfaccettature, le sue difficoltà, le sue bellezze che ritroviamo nei luoghi e nelle genti".
    Ma per il trombettista di origine sarde il jazz "è capace di raccontare anche quel principio di migrazione di cui si parla enormemente". "Scoprendo - ha aggiunto - che se non ci fossero state le migrazioni ai primi del Novecento del secolo scorso non sarebbe nata questa musica, perché nasce dall'incontro o dallo scontro di mondi che erano completamente diversi. Credo che il jazz incarni una metafora abbastanza straordinaria, che è quella che la ricchezza arriva attraverso l'incontro delle culture, l'incontro delle genti".
    Fresu ha parlato anche del momento "straordinario" che il jazz italiano sta vivendo a livello internazionale con Renzo Arbore secondo il quale i jazzisti italiani sono secondi solo agli americani. "Non credo che il jazz italiano sia migliore o peggiore degli altri - ha proseguito -, sicuramente ha qualcosa di particolare che lo identifica, che lo rende diverso anche rispetto ad altri jazz europei". Una diversità che il musicista identifica in una "originalità e in una ricchezza di fondo dal punto di vista espressivo e stilistico" degli artisti italiani.
    "Qui da noi - ha spiegato - si suonano molti tipi di jazz: il tradizionale, il new art pop, abbiamo la musica che guarda verso l'Europa e quella che guarda invece verso il Mediterraneo. Credo che la differenza tra il nostro jazz e quello di tanti altri Paesi stia soprattutto in questa varietà, in questa capacità che hanno i musicisti italiani di raccontare l'Italia attraverso stili totalmente diversi che non esistono probabilmente in altre nazioni".
    Per Fresu il jazz è anche "la musica della pace". "Ma più in generale - ha aggiunto - penso che sia la musica come linguaggio un veicolo di pace".
    Infine, sul ruolo di Uj nell'affermazione di questo stile musicale in Italia e nel Vecchio continente, Fresu non ha dubbi: "Umbria jazz è uno dei cinque, sei, forse dieci festival più importanti del mondo ed è riuscito a mettere insieme, a superare e ad attraversare quel ponte che c'era tra gli Stati Uniti e l'Europa". (ANSA).
   

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