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Regione: Assemblea approva modifiche legge su acque minerali

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Regione: Assemblea approva modifiche legge su acque minerali

Riforma da rilievi Autorità garante della concorrenza

PERUGIA, 23 marzo 2021, 17:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'Assemblea legislativa ha approvato con 11 voti favorevoli della maggioranza (Lega, FdI, FI, Tesei per l'Umbria), tre astenuti (Donatella Porzi e Michele Bettarelli-Pd, Fora-Patto civico) e quattro contrari (Simona Meloni e Fabio Paparelli-Pd, Thomas De Luca-M5S, Vincenzo Bianconi-Misto) il disegno di legge della Giunta regionale che prevede modifiche alla legge regionale '22/2008' (Norme per la ricerca, la coltivazione e l'utilizzo delle acque minerali, naturali, di sorgente e termali).
    Si tratta di una riforma che prende avvio - riferisce Palazzo Cesaroni - da alcuni rilievi dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato a carico della Regione Umbria che evidenziavano possibili distorsioni della concorrenza, in applicazione degli articoli che disciplinano le condizioni e le procedure per il rilascio, il rinnovo e la proroga delle concessioni per lo sfruttamento delle acque minerali, auspicandone una riforma in tempi rapidi ai fini di un più efficace svolgimento dei meccanismi concorrenziali nel settore dell'imbottigliamento e della commercializzazione delle acque minerali.
    Approvati alcuni emendamenti predisposti dall'assessore Morroni che riguardano una verifica, a metà della durata della concessione (12 anni e mezzo) dello stato quantitativo del bacino con il concessionario per salvaguardare la risorsa idrica; la corresponsione di una indennità a favore delle comunanze per le aree di tutela assoluta interessate dal mutamento di destinazione d'uso e ristoro economico per eventuale limitazione dei diritti di uso civico.
    Respinti tutti gli altri emendamenti di iniziativa di consiglieri della minoranza: "garantire il diritto all'acqua potabile come diritto umano essenziale tutelando l'ente da richieste risarcitorie abnormi in caso di emergenza climatica o crisi idrica; prevedere nelle pubblicità o comunicazioni varie la citazione della località e della regione di emungimento del prodotto (De Luca-Bianconi); Prevedere un ruolo delle Comunanze nel percorso di concessione (De Luca); Introduzione obbligo, in caso di subentro di nuovo concessionario, di trasferimento impianti produttivi al nuovo concessionario, dietro pagamento di un importo definito sulla base del prezzo di mercato; prevedere una specifica premialità per gli operatori che accettano la clausola sociale per la stabilità occupazionale del personale (Paparelli); Specificare la quantità di acqua estraibile ogni anno (Bianconi).
    Un altro emendamento di Bianconi circa il subordinare il rilascio della concessione all'obbligo del concessionario di fornire ogni cinque anni un aggiornamento dello studio della dimensione e della capacità di rimpinguo del bacino idrico è stato in parte assorbito in un analogo provvedimento della Giunta, anche se lo stesso Bianconi ha votato in maniera contraria perché contenente, ha specificato, "principi diversi" rispetto al suo.
   

“Il tema delle acque minerali va a toccare uno degli elementi identitari dei nostri territori" ha detto il relatore Valerio Mancini, presidente della seconda Commissione. "Si tratta dunque di un atto delicato - ha aggiunto - perché mira a conciliare la tutela dei corpi idrici, lo sviluppo economico, la tutela dei livelli occupazionali, la sostenibilità ambientale. Con questa legge viene riconosciuta alla ‘risorsa acqua’, la valenza di bene primario, da tutelare sempre più attentamente, così abbondante nella nostra regione eppure esauribile, un bene che appartiene a tutti. La normativa recepisce l’impianto normativo europeo, prevedendo il ricorso alle procedure a evidenza pubblica per la scelta del concessionario, in luogo dell’attuale regime, che disciplina il rilascio della concessione su presentazione di istanza di parte. Inoltre si da attuazione, per la prima volta in Italia, alla legge (168/2017) che norma i ‘domini collettivi’ istituendo questa fattispecie in cui un diritto di proprietà su un bene demaniale viene assegnato ad una collettività determinata, per il fatto di essere parte di quella stessa collettività e con il fine di trarre utilità da quei beni. Questi diritti traggono le proprie origini da una storia millenaria di consuetudini che vedono protagoniste le Comunanze agrarie che hanno origine in diverse zone dell’Umbria. Lo stesso presidente dell’Assemblea legislativa, Marco Squarta ha chiesto alla Commissione di esaminare il regime dei domini collettivi. La Commissione ha ascoltato in audizione i sindaci ed amministratori di Comuni interessati, rappresentanze sindacali, Confindustria ed associazioni di consumatori oltre che rappresentanti di Comunanze agrarie. In commissione sono stati anche illustrati emendamenti proposti dalla Giunta che hanno recepito proposte avanzate nella fase partecipativa: l’introduzione di una proroga tecnica nella procedura di evidenza pubblica della concessione di acque minerali; la precisazione dei contenuti dell’avviso della procedura di evidenza pubblica, quali la quantità massima di acqua estraibile e l’eventuale presenza di diritti di uso civico. In accoglimento delle osservazioni presentate dalle Comunanze agrarie, è stato introdotto un corrispettivo per il mutamento di destinazione d’uso dei beni di proprietà collettiva o gravati da diritti di uso civico. Accolte anche osservazioni delle organizzazioni sindacali, che prevedono una premialità per gli operatori che si impegnano ad utilizzare i lavoratori precedentemente occupati dal concessionario uscente. Discussi anche miei emendamenti per precisare la forma di alcune disposizioni e un migliore coordinamento tra le norme. Con questo testo la Regione Umbria traccia un sentiero di assoluta modernità, con una maggiore attenzione alle esigenze dei territori e delle comunità in cui insistono le concessioni. Il bene acque minerali deve essere considerato sotto due diversi punto di vista: quello della sua fruizione e quello della sua tutela. Per molto tempo l’ordinamento giuridico si è occupato principalmente del primo aspetto, trascurando il secondo. La riforma pone l’attenzione alla solidità e all’esperienza dei soggetti che intendono partecipare all’avviso: la presenza di operatori solidi e affidabili, di piani industriali nei quali prevedere dettagliatamente la salvaguardia dei livelli occupazionali, coniuga anche la tutela ambientale, con una ricaduta importante sui territori. Ugualmente il tema degli assetti fondiari collettivi e le numerose riflessioni ed osservazioni che grazie a questo di legge abbiamo avuto occasione di discutere, rappresentano elementi fondamentali per la vita e lo sviluppo della collettività, ma anche strumenti primari per assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale: l’acqua, risorsa rinnovabile da salvaguardare e da utilizzare a beneficio di tutta la comunità regionale, tanto più in un tempo come quello che stiamo vivendo”. Per De Luca “l’Umbria dispone di una risorsa tra le più preziose anche e soprattutto in termini di prospettiva per il futuro dei nostri figli". "Si tratta di un diritto inalienabile - ha agginuto -, una risorsa fondamentale per la nostra esistenza. Attraverso questa legge avremmo potuto far tornare in campo l’interesse pubblico rispetto a speculazioni che si stanno affermando rispetto all’attività estrattivistica. Quello dell’acqua è uno straordinario patrimonio pubblico perché non delocalizzabile. Si sarebbe potuto ridare ai nostri territori la giusta centralità. Si dovrebbero mettere a confronto le ricadute economiche che hanno avuto le nostre comunità per aver ceduto risorse ai concessionari e quanto questi hanno speso in pubblicità senza il minimo accenno alla nostra regione. Doveva esserci maggiore tutela ambientale del territorio. Il testo di questa legge, tra l’altro a rischio impugnativa, rappresenta l’ennesima occasione persa. La normativa metterà in discussione i percorsi di transizione nell’ambito della procedura ad evidenza pubblica. Mancano le clausole di salvaguardia a garanzia dell’occupazione. L’impianto resta di proprietà di chi ha gestito la sorgente con la stessa che viene messa a gara. Non c’è nessuna visione ne discontinuità rispetto alla tutela della risorsa. Ho fatto proposte e predisposto emendamenti che mirano a garantire l’accesso per uso idropotabile e questo non può essere subordinato a logiche economiche. Altra proposta riguarda la pubblicità, l’acqua come veicolo per il marketing territoriale inserendo ‘Umbria’ nella denominazione. L’aver escluso in maniera prepotente le comunanze da questo percorso mette in discussione l’intera legge. Mi domando se verrà impugnata chi pagherà le conseguenze. Concordo pienamente con Vincenzo Bianconi sulla necessità di studi approfonditi sui corpi idrici. Continueremo a regalare i nostri beni essenziali alle multinazionali”. “Questo ddl poteva essere più ambizioso - ha sostenuto Paparelli -, e cogliere l’occasione per correggere e migliorare alcuni elementi della legislazione precedente, anche alla luce di quanto sta accadendo in Umbria. La vicenda San Gemini ci impone di salvaguardare la continuità produttiva e occupazionale. Questa potrebbe anche essere l’occasione per evitare che in futuro si ripetano i contenziosi che vediamo su Rocchetta. Inoltre potremmo anche cogliere l’occasione per migliorare alcune questioni di carattere ambientale, sperimentando il tema delle acque minerali di origine protetta. Alcune questioni possono essere recuperate con i nostri emendamenti. I sindacati non sono soddisfatti della continuità occupazionale di questa legge. Ho presentato un emendamento per riconoscere premialità nel bando di gara alle aziende che assicurano la clausola sociale. Inoltre serve assicurare la continuità produttiva in loco. È importante che nel ddl ci sia il tentato di risolvere il problema con gli usi civici. In base all’accoglimento dei nostri emendamenti moduleremo il voto sul testo finale”. "È stato fatto un lavoro importante in seconda Commissione - ha rilevato Bianconi -, ma con questa proposta legislativa non abbiamo certezza sulla tutela della risorsa, sul lavoro, per le imprese e per le comunanze. Questa legge sarà impugnata dalle comunanze creando difficoltà a tutti. Con i nostri emendamenti vogliamo valorizzare le nostre sorgenti minerali. Ieri il Papa ha detto che l'acqua è un bene prezioso che va tutelato e non mercificato. I miei emendamenti puntano a definire attraverso uno studio di bacino da realizzare prima della gara lo stato del bacino, la sua capacità di rimpinguo e definire la quantità estraibile di risorsa solo dopo questo studio. Un altro emendamento prende in considerazione il cambiamento climatico, con il quale dobbiamo fare i conti. Le concessioni per le acque sono di lunghissima durata. Una concessione trentennale non può prevedere sempre lo stesso grado di attingimento. Dobbiamo verificare, ogni 5 anni, se è congruo o se rischia di danneggiare le falde e pregiudicare per il futuro un bene prezioso. Sono emendamenti di buon senso che mettono al centro la risorsa, il bene più importante che dobbiamo tutelare”. “È stato fatto - ha quindi rilevato Bettarelli - un lavoro significativo in Commissione. Serve un adeguamento legislativo. Qualche ricorso potrebbe esserci. Il diritto pubblico lo garantisce un soggetto pubblico: la Regione, che rappresenta tutti i cittadini. Forse avremmo potuto fare un percorso più ambizioso, possiamo ancora farlo con gli emendamenti dell’opposizione. Ci sono le condizioni oggi per apportare delle ulteriori migliorie a questo articolato che è molto complesso, che sarà oggetto di dibattito e di controversie”. L'assessore e vicepresidente della Regione Roberto Morroni ha detto che “la legge ha avuto una significativa partecipazione, fasi di confronto che hanno prodotto aggiustamenti e limature ed oggi, grazie a questo lavoro siamo di fronte ad un provvedimento con una struttura chiara che introduce passaggi di novità rispetto al passato e colloca l’Umbria in un più avanzato quadro normativo". "Il processo è stato innescato - ha spiegato - dalla segnalazione dell’Autorità che ha posto l’accento su distorsioni presenti nel quadro normativo vigente. Principi che riguardano la competizione, il mercato trasparente, aperto e una concorrenza vitale. Ma non ci siamo limitati solo a questo, ma abbiamo guardato anche ad altre parti significative dell’impianto normativo del 2008 tra cui l’adeguamento dei principi di concorrenza. Si tratta di una svolta radicale rispetto al passato: la concessione viene rilasciata con procedura di evidenza pubblica e quindi non c’è più rinnovo né proroga. E questo non è un aspetto marginale. Rispetto al ‘bene collettivo’ troviamo differenze sostanziali: non la proposta economica più vantaggiosa. Verranno aggiornati i canoni di concessione attraverso l’adeguamento Istat, passaggio che prenderà forma nel 2022. Al concessionario chiediamo la capacità tecnica, economica, il piano industriale ed il cronoprogramma di investimenti, ma anche il piano finanziario che dimostri la solidità e la fattibilità degli investimenti promessi. Il non rispetto del cronoprogramma può condurre all’interruzione del rapporto. Questo aspetto ha tratto ispirazione da alcuni casi attuali dell’Umbria. Se questa norma fosse stata in vigore non ci saremmo trovati dinanzi a situazioni di stallo. Tutelare al meglio l’interesse pubblico è un chiaro obiettivo della legge. Occorre garantire che vi siano le ricadute più ampie per lo sviluppo del territorio. L’acqua è un bene che va tutelato essendo fonte di sviluppo e benessere di un territorio. E come non rimarcare la differenza tra la sensibilità che si dimostra in questa legge sul fronte della tutela rispetto al vecchio impianto normativo del 2008. Nei lavori in Commissione c’è stata un’importante interlocuzione anche con i consiglieri di minoranza e sono state recepite proposte che hanno rafforzato e reso più chiare alcune linee di intervento. Abbiamo previsto che almeno due anni prima della scadenza della concessione venga effettuato lo studio del bacino che sarà da guida per stabilire le quantità del prelievo per i 25 anni di concessione. Viene prevista poi una verifica del bacino a metà concessione. Sono passaggi che testimoniano in maniera inequivocabile la volontà di tutelare la risorsa. Rispetto all’occupazione, la clausola sociale non è applicabile, ma non siamo rimasti sordi all’esigenza ed abbiamo previsto una premialità rispetto al riassorbimento dei livelli occupazionali. Questo dovrà essere scolpito con maggiore nettezza nell’avviso di evidenza pubblica. Rispetto al tema impianti non si può intervenire in quanto si tratta di un rapporto tra privati. Questione comunanze e usi civici: anche su questo versante la norma rende esplicita la volontà di non sopraffare, ignorare, minimizzare o snobbare queste realtà ed il loro ruolo, ma con altrettanta nettezza abbiamo affermato il principio che le acque minerali fanno parte del patrimonio indisponibile delle Regioni che legiferano in materia e quindi il potere concessorio è in capo alla Regione. L’esercizio di uso civico è in capo alle Comunanze. Nella disciplina viene previsto un rapporto armonico tra Regione e Comunanze. Oggi l’Assemblea è chiamata a pronunciarsi sull’atto più rilevante di questa prima parte della legislatura. Auspico che il consenso sulla legge vada oltre i numeri della maggioranza”.

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