Sovraffollamento, carenza di
personale, difficile gestione dell'elevato numero di reclusi con
problemi di tossicodipendenza o psichici sono le principali
criticità rilevate nelle carceri dell'Umbria nel corso delle
recenti visite istituzionali del procuratore generale presso la
Corte d'appello dell'Umbria Sergio Sottani. Nell'ambito
dell'attività di monitoraggio della situazione degli istituti
penitenziari umbri, presso l'aula formazione della stessa Corte
d'appello si è tenuto un incontro organizzato dal procuratore
generale e dai procuratori del distretto con i direttori ed i
comandanti della polizia penitenziaria, oltre ai vertici
dell'Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di
Perugia.
Punto di partenza della riunione - si legge in un
comunicato della Procura generale - è stata l'analisi dei dati
raccolti che evidenziano, anzitutto, il persistente problema del
sovrannumero dei detenuti presenti rispetto alla capienza
regolamentare. Un elemento di criticità questo che sembra
accomunare tutti e quattro le strutture del territorio con
maggiore attenzione per quelli di Perugia (+44%) e Terni (+33%),
in misura più contenuta per Spoleto e Orvieto.
"Forte" anche la percentuale di detenuti stranieri ospitati
nelle quattro carceri che è pari al 31% del totale.
Anche per il 2024 sono emerse le difficoltà di gestione da
parte del personale impegnato all'interno delle carceri. E'
stata quindi evidenziata la "grave carenza" di organico del
Corpo di polizia penitenziaria, in particolare negli istituti di
Perugia e Terni.
Ancora elevati, sebbene non aumentati, i casi di
autolesionismo, di tentato suicidio o aggressione al personale
in servizio o ad altri operatori.
Registrato inoltre un caso di suicidio.
Altro tema centrale dell'incontro è stato quello dell'alta
percentuale di detenuti affetti da problemi di tossicodipendenze
o psichici. Su 1.604 totali nelle carceri umbre, il 28% hanno
problemi di tossicodipendenze (oltre la metà di Orvieto e circa
il 47% quelli di Perugia), mentre il 14% del totale regionale è
affetto da patologie psichiatriche. Proprio su quest'ultimo
punto è stato siglato a fine luglio un protocollo d'intesa tra
uffici giudiziari del Distretto e Asl competenti in materia di
applicazione di misure di sicurezza e trattamento di autori di
reato affetti da tali patologie. L'accordo ha già preso forma
nei giorni scorsi attraverso una "capillare" raccolta dei dati
inerenti i reclusi con tali problematiche e un censimento
aggiornato delle comunità terapeutiche regionali. Nel protocollo
sono previste infatti non solo concrete forme di collaborazione
e coordinamento tra autorità giudiziaria e servizio sanitario,
ma vengono altresì dettati precisi criteri organizzativi, sulla
base del riconoscimento del ruolo solo residuale che deve avere
la misura di sicurezza detentiva, dovendosi dare prevalenza al
trattamento terapeutico e riabilitativo nel contesto
territoriale di riferimento.
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