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Padre Enzo Fortunato, comunicare dal cuore del francescanesimo

Padre Enzo Fortunato, comunicare dal cuore del francescanesimo

"Ad Assisi informando accanto all'uomo e sollecitando il bene"

PERUGIA, 02 gennaio 2022, 13:28

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Cento anni fa iniziava il cammino della Rivista San Francesco. Se dovessi fare una sintesi del cammino vissuto direi: dal buio del terremoto alla luce della Fratelli tutti": "Fratelli tutti" è l'Enciclica che papa Francesco ha voluto firmare ad Assisi; il "buio del terremoto" è il primo ricordo che lega padre Enzo Fortunato all'Umbria e alla Basilica, dove arrivò proprio nell'anno del sisma, nel 1997.
    L'ormai ex direttore della Rivista dei frati di Assisi e portavoce della sala stampa del Sacro convento affida ad un editoriale le sue riflessioni. A partire da gennaio il direttore responsabile è fra Riccardo Giacon, mentre fra Giulio Cesareo, direttore editoriale, è portavoce e direttore della sala stampa.
    "Il giornale - sottolinea, fra l'altro padre Fortunato - si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria". "Abbiamo cercato di trasmettere - osserva padre Fortunato - la dignità dell'uomo pensando e stando con i poveri, Con il Cuore (lo spettacolo di solidarietà trasmesso ogni anno su Rai 1, ndr.) è stato questo; abbiamo rilanciato il messaggio natalizio di pace, il Concerto di Natale lo ha reso concreto; abbiamo messo in dialogo uomini e donne credenti e non, Il Cortile di Francesco li ha fatti riscoprire fraternità. Penso, inoltre, a due grandi documenti diventati bussola per molti uomini di buona volontà: Il Manifesto di Assisi, che appartiene ormai ai laici del nostro tempo; La carta di Assisi, prezioso decalogo per chi opera in questo difficile e affascinante mondo della comunicazione".
    "Oggi - racconta ancora padre Fortunato - vivo questo passaggio con una consapevolezza: non è importante pensare alle cose fatte, ma a quanto c'è da fare. E' il tempo di amare ciò che mi è chiesto come amo ciò che ho scelto sapendo che la bussola è Gesù, cuore della buona notizia". "Ringrazio fra Marco Moroni (attuale custode del Sacro convento, ndr.) per l'invito a continuare a divulgare il messaggio evangelico e francescano con creatività e a stare accanto ai poveri con l'iniziativa solidale Con il Cuore. Il grazie verso tutti - conclude - diventa preghiera e compagnia per il prossimo viaggio".

Di seguito il testo integrale:

Cento anni fa iniziava il cammino della Rivista San Francesco. Ho avuto la gioia di accompagnare il giornale al centenario, un traguardo importantissimo. Se dovessi fare una sintesi del cammino vissuto direi: dal buio del terremoto alla luce della Fratelli tutti firmata sulla tomba di San Francesco.

 

Quando padre Vincenzo Coli mi affidò il mensile della Basilica, non avrei mai immaginato che sarebbe giunta questa meta. La situazione non era nelle migliori condizioni possibili, c’era la volontà di portare avanti ancora per un po’ la pubblicazione e poi, se non fossimo riusciti a risollevare le sorti, sarebbe stata sospesa. Ero una sorta di “liquidatore”.

Oggi la rivista raggiunge tutta l’Italia e parte del mondo. La tiratura è più che quadruplicata, la foliazione aumentata, tanti i collaboratori che scrivono. Il risultato più importante? Trasversalità. Le pagine del giornale parlano a tutti, che siano credenti o no, che siano laici o altro. Nel pieno rispetto del messaggio di Francesco, ogni mese la rivista raggiunge il sultano, l’operaio, il credente, il non credente, il lebbroso, l’ammalato, il povero, il politico, l’imprenditore, il semplice, il carcerato, il lupo, il Papa, il frate e l’emarginato, perché siamo “Fratelli Tutti”: homo homini frater e non homo homini lupus.

 

Se penso che all’inizio di questa avventura eravamo solo in due: un “vecchietto” e un fraticello intimorito… Ho avuto l’onore di ideare e coordinare questa straordinaria redazione per molti anni, incoraggiato dai miei Custodi: padre Coli, padre Berrettoni, Padre Piemontese e padre Gambetti, creato Cardinale a suggello del lavoro svolto durante il suo mandato. Un privilegio inestimabile che mi ha dato la forza di guardare avanti. Credo di aver condotto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione mettendo al centro le storie di ognuno e consumando, come ci ha ricordato papa Francesco, le suole delle scarpe orgoglioso dei suoi valori e della sua storia e al servizio degli altri. Il giornale si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria. Errori, sicuramente ce ne sono stati… probabilmente non pochi, ma la gioia dell’incontro ha permesso di vederci in modo diverso: da fratelli.

 

Tommaso da Celano scrive di Francesco che egli non era un uomo che pregava, ma un uomo fatto preghiera. Si potrebbe parafrasare questa affermazione densa di spiritualità affermando che Francesco non era un uomo che comunicava, ma un uomo fatto comunicazione, diventato “tutto lingua”. È con questo spirito che abbiamo voluto affrontare la bellezza della comunicazione alla luce dell’Assisiate condividendo ciò che si è e ciò che si ha.

 

Se fino a una ventina di anni fa il non facile rapporto tra Chiesa e modernità si rifletteva in modo significativo nell’atteggiamento “diffidente” nei confronti della comunicazione, questa ha assunto, di fronte al suo emergere, un significato nuovo.

Abbiamo cercato di trasmettere la dignità dell’uomo pensando e stando con i poveri, Con il Cuore è stato questo; abbiamo rilanciato il messaggio natalizio di pace, Il Concerto di Natale lo ha reso concreto; abbiamo messo in dialogo uomini e donne credenti e non, Il Cortile di Francesco li ha fatti riscoprire fraternità. Penso, inoltre, a due grandi documenti diventati bussola per molti uomini di buona volontà: Il Manifesto di Assisi, che appartiene ormai ai laici del nostro tempo; La carta di Assisi, prezioso decalogo per chi opera in questo difficile e affascinante mondo della comunicazione.

 

Già a partire da Giovanni XXIII grazie al suo “Discorso alla Luna” (1962) le comunicazioni di massa facevano il primo ingresso nella Chiesa. Perché dove c’è l’uomo c’è la Chiesa.

La luna mi ricorda la luce riflessa. Ritornano le parole di Elisabeth Kübler Ross: «Le persone sono come le vetrate. Scintillano e brillano quando c’è il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce dentro».

 

Oggi vivo questo passaggio con una consapevolezza: non è importante pensare alle cose fatte, ma a quanto c’è da fare. Ecco perché andiamo avanti: il Signore ha progetti di bene.

Continuerò ad amare e servire la Chiesa e l’Ordine come il buon Dio mi indicherà. Mi ha sorpreso ieri e mi sorprende giorno dopo giorno. E’ il tempo di amare ciò che mi è chiesto come amo ciò che ho scelto sapendo che la bussola è Gesù, cuore della buona notizia.

 

Ringrazio fra Marco Moroni per l’invito a continuare a divulgare il messaggio evangelico e francescano con creatività e a stare accanto ai poveri con l’iniziativa solidale, Con il Cuore, ideata diciannove anni fa. Il grazie verso tutti diventa preghiera e compagnia per il prossimo viaggio. E a te fra Riccardo, a te fra Giulio buon cammino… e a voi cari ragazzi, prendendo a prestito alcune delle parole di don Carlo Gnocchi: arriveranno persone migliori di me… e spero vi amino come vi ho amato io.

 

Buon viaggio brave gente.

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