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"Preoccupazione" sindacati per lentezza vaccinazione Umbria

"Preoccupazione" sindacati per lentezza vaccinazione Umbria

Per Cgil, Cisl e Uil in "territorio altissimo livello contagio"

PERUGIA, 01 marzo 2021, 18:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria esprimono "forte preoccupazione per la lentezza con cui sta procedendo la campagna di vaccinazione anti Covid" nella regione.
    Per i sindacati "se si guarda al rapporto tra vaccini somministrati e popolazione, l'Umbria è addirittura ultima in Italia, con appena l'1,69% della popolazione che ad oggi è effettivamente vaccinata (avendo ricevuto la seconda dose), contro ad esempio il 3,08% dell'Emilia Romagna, il 3,17% del Piemonte e addirittura il 4,19% della provincia autonoma di Bolzano". "È evidente che questo primato negativo, per di più in un territorio ad altissimo livello di contagio e in cui la pressione sulle strutture sanitarie è ancora massima, è inaccettabile e richiede un immediato cambio di passo" sostengono Cgil, Cisl e Uil in una nota congiunta. "Le nostre organizzazioni - aggiungono - da tempo chiedono programmazione partecipata, che consenta di migliorare un'organizzazione evidentemente deficitaria della campagna e soprattutto preveda l'immediata inclusione tra le categorie da vaccinare, di tutte quelle lavoratrici e lavoratori che, pur non avendo un contratto di diritto pubblico, svolgono la propria attività all'interno di strutture pubbliche, come ospedali e scuole". I sindacati spiegano di riferirsi in particolare a lavoratrici e lavoratori della cooperazione o di società partecipate che svolgono attività di mensa, pulizia, assistenza, educazione all'infanzia, front-office, e altro, "in molti casi fianco a fianco con personale già vaccinato o in via di vaccinazione". "Queste palesi forme di discriminazione, che peraltro comportano un rischio per la salute collettiva, oltre che per lavoratrici e lavoratori direttamente coinvolti, vanno subito sanate - concludono Cgil, Cisl e Uil dell'Umbria -, altrimenti saremo costretti a ricorrere a tutte le forme di mobilitazione possibili per garantire un diritto fondamentale, come quello alla salute".
   

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