"Mi sono ritrovato
catapultato in una situazione nuova, fatta anche di sofferenza,
ho riletto la mia vita, ho pregato per la 'mia' gente di
Spoleto-Norcia, ho pensato a come sarà l'ora della mia morte": a
scriverlo è l'arcivescovo e presidente della Conferenza
episcopale umbra, mons. Renato Boccardo, in una lettera inviata
a una coppia di amici raccontando i giorni del ricovero per
Covid presso il policlinico Gemelli di Roma. Testo reso noto
dalla diocesi.
"Il primo pensiero che mi ha accompagnato - ha spiegato il
presule - è stato di condividere con tanti miei diocesani
l'esperienza della malattia e della precarietà: ho pensato a
tutti coloro che si trovano in un letto di ospedale, ai loro
famigliari lontani, a quanti li curano con dedizione e
competenza, a quanti affrontano il passaggio vitale della morte
soli con se stessi senza il conforto di una presenza e di una
mano amica. Nel silenzio e nella solitudine ho avuto il tempo di
percorrere con il pensiero e con i grani del Rosario tutte le
strade della Diocesi, compiendo un autentico 'pellegrinaggio'
alle diverse comunità, quasi una visita pastorale virtuale. Sono
entrato anzitutto nelle case dei miei preti, immaginando i loro
momenti di solitudine e di fatica, ma anche di dialogo
silenzioso e fecondo con il Signore e di presenza amica presso
la gente".
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