Era già soggetto a una misura
cautelare (un divieto di avvicinamento) emessa dal tribunale di
Torino ma, dopo la denuncia della madre di un ragazzino che è
stato adescato in Trentino Alto Adige, per lui si sono aperte le
porte del carcere. L'uomo, un cinquantenne, è accusato di
adescamento di minorenne, estorsione e scambio di materiale
pedopornografico. L'ultimo episodio noto ha, come vittima, un
undicenne.
L'uomo lo ha contattato via Whatsapp, fingendosi una sua
coetanea. Ha chattato con lui per giorni, fino a guadagnarsi la
sua fiducia, al punto da inviargli delle foto intime e di
convincerlo a fare altrettanto. Ma a quel punto è uscito allo
scoperto: ha dichiarato all'undicenne di essere un adulto,
accusandolo di aver commesso un grave reato nell'inviare quelle
foto. Per sistemare le cose, gli ha detto, si sarebbero dovuti
incontrare di persona. L'ipotesi degli inquirenti è che volesse
costringerlo a delle prestazioni sessuali, in cambio della
mancata diffusione delle immagini.
All'appuntamento il ragazzino si è presentato, ma non ha
trovato nessuno. È stata la madre ad accorgersi che qualcosa non
andava nel suo comportamento e a cercare indizi sul suo
cellulare. E, scorrendo le chat, a scoprire tutto. Da lì è
partita la denuncia, con gli agenti della Polizia postale che,
in poco tempo, sono risaliti all'identità del pedofilo. Le
indagini proseguono, per accertare se si tratti di un caso
isolato o meno.
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