Si è concluso con l'assoluzione di
tutti gli imputati, ad eccezione di uno, il procedimento
scaturito dall'indagine della Guardia di finanza per "appalti
spezzatino" e doppio lavoro che ha interessato docenti e
personale amministrativo del Dipartimento di ingegneria civile
ambientale e meccanica (Dicam) dell'Università di Trento e
alcuni liberi professionisti. Il collegio presieduto dal giudice
Marco Tamburrino ha infatti assolto otto dei nove imputati,
condannando unicamente il professore Mosé Ricci alla pena di sei
mesi per il reato di peculato d'uso in relazione all'utilizzo
dei lavoratori e delle apparecchiature del Dicam per la
progettazione provata del nuovo polo sanitario trentino. La pena
- si apprende dalla stampa locale - è stata sospesa.
I fatti sono antecedenti al 2018 e, secondo l'accusa,
comprendevano bandi pilotati, scambi di favori tra privati e
dipendenti dell'ateneo, esercizio di altre professioni di
professori a contratto, utilizzo per fini privati di laboratori
pubblici e di dottorandi. La Procura della Repubblica di Trento
aveva chiesto più di 17 anni di reclusione complessivi. Alcune
ipotesi di reato erano già cadute in fase di udienza
preliminare, mentre al termine del processo i giudici hanno
stabilito che i reati di truffa, turbativa d'asta e falso non
sussistessero, mentre per quanto riguarda l'abuso di ufficio è
stata decisa l'assoluzione in quanto il fatto non costituisce
più reato.
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