Nel fine settimana il vescovo Ivo
Muser ha lasciato la Tanzania per rientrare in Alto Adige e ha
così concluso la visita di due settimane assieme ai dieci
seminaristi del Paese africano che studiano a Bressanone. Tra le
tappe del viaggio vi sono stati gli incontri con i vescovi delle
diocesi di provenienza dei seminaristi, con i familiari dei
giovani candidati al sacerdozio e la visita a progetti sostenuti
dalla Chiesa di Bolzano-Bressanone in Tanzania.
Della delegazione diocesana guidata dal vescovo Muser hanno
fatto parte tra gli altri il vicario generale Eugen Runggaldier,
la direttrice dell'Ufficio missionario Irene Obexer Fortin e i
responsabili del Seminario di Bressanone dove i dieci
seminaristi studiano da tre anni grazie a un progetto di
collaborazione tra la Chiesa altoatesina e quella tanzaniana. I
giovani sono tornati a casa per un periodo di vacanza in
famiglia prima di riprendere gli studi a settembre in Alto
Adige. Hanno partecipato al viaggio anche i parroci delle
parrocchie altoatesine in cui i seminaristi svolgono tirocinio
pastorale nei fine settimana.
Il fitto programma dei 15 giorni in Tanzania è iniziato
nella capitale Dar Es Salaam, dove la delegazione altoatesina ha
incontrato i vescovi delle diocesi di provenienza dei
seminaristi. Con loro monsignor Muser ha fatto il punto sul
progetto formativo in corso a Bressanone: come noto, dopo il
percorso di studio e l'ordinazione sacerdotale svolgeranno il
servizio pastorale in Alto Adige per cinque anni prima di
tornare nel Paese di origine ben formati e con una preziosa
esperienza in parrocchia. Il progetto è anche espressione della
cooperazione tra la Chiesa locale e le Chiese sorelle del Sud
globale. "I vescovi sono molto grati che alcuni dei loro
seminaristi vengano formati in Alto Adige. È un progetto di
scambio profondamente ecclesiale da cui tutti possiamo imparare
molto", sottolinea Muser.
La sintesi finale del vescovo: "È stato un viaggio molto
intenso, ma soprattutto di comunione e condivisione. Sono molto
grato alle famiglie dei nostri seminaristi, ai loro vescovi e
alle loro parrocchie. Porto con me una grande gioia e la
consapevolezza di appartenere a una Chiesa universale. Ciò che
ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide."
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