"Affrontare i casi di abuso è uno
dei compiti prioritari e pastorali della Chiesa. Come diocesi,
continuiamo a sforzarci di assolvere questo compito con grande
responsabilità", ha detto il vescovo di Bolzano e Bressanone Ivo
Muser. Al convegno tre vittime di abusi hanno raccontato
esperienze, preoccupazioni e desideri. Il progetto triennale "Il
coraggio di guardare" ha come primo passo l'esame degli archivi
diocesani.
Il tradizionale convegno di novembre organizzato dal
Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili
della diocesi di Bolzano Bressanone è stato dedicato all'avvio
del progetto diocesano "Il coraggio di guardare". Nel Centro
pastorale a Bolzano sono state approfondite le prospettive di
attuazione del percorso che si basa su tre fasi per affrontare
gli abusi e le forme di violenza: chiarire, elaborare,
prevenire. Il progetto si estende fino a giugno 2026 ed è stato
sviluppato in collaborazione con l'Istituto di antropologia
della Pontificia Università Gregoriana.
Si tratta, ha aggiunto Muser, "di un cambiamento di mentalità
di tipo culturale e strutturale. Ciò che è richiesto e
incoraggiato è un atteggiamento cristiano consapevole e
interiorizzato, che garantisca che la Chiesa sia in tutti i suoi
ambiti un luogo sicuro per i minori e le persone vulnerabili".
"Sono abbastanza realista - ha detto ancora Muser - da
rendermi conto che questo progetto incontrerà anche incertezze,
preoccupazioni e riserve. Queste, insieme all'invito a guardare
con coraggio e ad imparare dagli errori commessi, devono essere
prese in seria considerazione". Il vescovo ha poi ampliato il
discorso a tutta la società, "che è chiamata a tornare ai suoi
valori di base, in modo da garantire concretamente i diritti
fondamentali a tutte le persone, soprattutto ai bambini e ai
giovani. È qui che la Chiesa e la società possono entrare in un
nuovo dialogo, un dialogo così importante in questo ambito,
soprattutto per le persone colpite".
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