Per prevenire forme di
caporalato e sfruttamento e valorizzare le aziende virtuose è
stata costituita in Trentino la sezione provinciale della Rete
per il lavoro agricolo di qualità, organismo previsto dalla
cosiddetta legge sul caporalato (199/2016) e dalla
contrattazione collettiva nazionale e provinciale per gli operai
agricoli e florovivaisti. Assieme ad Inps, la sezione
territoriale vede la partecipazione delle categorie sindacali
Flai Cgil, Fai Cisl, Uila Uil e delle associazioni datoriali di
settore, Cia, Confagricoltura, Coldiretti. Ne fanno parte anche
il Commissariato del Governo, Inail, Provincia di Trento,
Ragioneria territoriale dello Stato e Federazione Trentina della
Cooperazione.
"Purtroppo nemmeno il Trentino è immune da zone grigie in
cui i diritti dei lavoratori non sono rispettati e la manodopera
viene sfruttata - commentano in una nota Elisa Cattani e Katia
Negri, segretarie provinciali di Flai Cgil e Fai Cisl con Fulvio
Giaimo della Uila Uil -. Le indagini delle forze dell'ordine,
anche negli ultimi anni, hanno fatto emergere diversi casi. Per
contrastare questo fenomeno è indispensabile agire facendo
fronte comune, imprese, lavoratori e istituzioni favorendo
l'emersione del lavoro nero e valorizzando le aziende oneste che
insieme ai lavoratori pagano un prezzo altissimo a causa di chi
mette in atto comportamenti illegali".
La sezione locale promuoverà la prevenzione del lavoro
sommerso e il contrasto all'evasione contributiva e si
impegnerà, anche, per facilitare e vigilare sul corretto
incontro tra domanda e offerta. Tra le varie azioni di cui la
sezione locale della rete potrebbe occuparsi ci sono anche
l'organizzazione e la gestione della manodopera stagionale e
l'assistenza ai lavoratori stranieri.
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