Nel centenario della prima
personale fiorentina di Ottone Rosai (Firenze 1895 - Ivrea
1957), che impose il pittore all'attenzione del mondo dell'arte,
la città di Montevarchi, nell'aretino, ha deciso di proporre
un'ampia e del tutto originale retrospettiva dedicata al maestro
toscano. Dal 9 aprile al 12 luglio prossimi, la storica sede di
Palazzo del Podestà ospiterà cinquanta opere di Rosai, per metà
disegni e altrettanti oli, tutti riferiti ad un momento preciso
dell'artista: gli anni tra il 1919 e il 1932, il ventennio tra
le due Grandi Guerre. L'esposizione e curata da Giovanni
Faccenda, massimo esperto di Rosai e curatore del catalogo
generale delle sue opere.
In mostra tutti dipinti da collezioni private, tra cui anche
alcune opere inedite, emerse, si spiega, dalle ricerche che
Faccenda continua a compiere nelle collezioni private e nelle
case di chi, in Toscana ma non solo, ebbe rapporti con Rosai o
con i suoi galleristi ed eredi. "Una delle maggiori peculiarità
di questa esposizione pubblica - spiega Faccenda - deriva dalla
riscoperta di una decina di capolavori assoluti di Rosai degli
anni Venti e Trenta, tutti provenienti da una raccolta privata
romana, presenti alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel
1932, e documentati nel primo volume del Catalogo generale
ragionato delle opere di Ottone Rosai da me curato. Accanto ad
essi, le eccellenze più note di un periodo, quello fra le due
guerre, che rappresenta l'aristocrazia della pittura e del
disegno di Rosai. Vi si aggiunga la volontà di superare una
lettura esegetica ormai antiquata e limitata dell'opera di
questo maestro fra i maggiori del Novecento, sovente priva dei
necessari riferimenti culturali che vi si debbono cogliere
(Dostoevskij, Campana e Palazzeschi, fra gli altri) e di una
riflessione filosofica che tenga conto delle affinità con il
pensiero di Schopenhauer e il pessimismo cosmico di Leopardi".
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