Nella figura di Emanuele Petri e
del suo sacrificio "c'è tutta la dimensione del nostro lavoro,
fatto da persone normali, i quali l'ultima cosa a cui pensano è
diventare eroi, che pensano a tornare ai loro affetti e alle
loro cose ordinarie: in questo sta la loro straordinaria
eccezionalità, il loro straordinario valore". Lo ha detto Franco
Gabrielli, capo della Polizia, intitolando la caserma della
Polfer alla stazione di Firenze Rifredi al sovrintendente ucciso
il 2 marzo 2003 in un conflitto a fuoco con esponenti delle
Nuove Br. L'operazione, conclusasi con l'uccisione del
brigatista Mario Galesi e l'arresto della brigatista Nadia
Desdemona Lioce, dette impulso decisivo all'individuazione del
gruppo terrorista responsabile degli omicidi di D'Antona e di
Biagi. Emanuele Petri, ha sottolineato la vedova Alma, "credeva
in quello che faceva, il senso della legalità, il senso della
divisa l'aveva nel sangue. Non a caso anche suo padre era un
poliziotto".
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