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In evidenza
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"E' un risultato che abbiamo
raggiunto tutti insieme, la settimana è stata pazzesca, devo
ringraziare i ragazzi e tutte le persone che stanno lavorando
alle loro spalle: sono tante e tutti hanno fatto la loro parte.
Devo poi ringraziare anche i ragazzi che non erano qui, ne posso
portare solo cinque ma ne ho il doppio che avrei potuto portare
qui. E' stata una lotta continua, compreso l'ultimo doppio, sono
partite queste che si vincono o si perdono per pochissimi punti,
e non smetterò di ringraziare i ragazzi per la loro
disponibilità, per esserci stati nelle difficoltà altrui. Lo
hanno fatto, e non so cos'altro chiedergli". Il capitano
del'Italia di tennis, Filippo Volandri, fa il punto sulla
qualificazione alla fase finale di Coppa Davis. "Non lo so
quando farò le convocazioni, quelle di un paio di mesi prima
servono a poco, quello che abbiamo capito è che ciò che conta è
come stanno i ragazzi una settimana prima ed è quella la parte
più delicata perché devo dire a qualcuno che non farà parte
della squadra, ma quella è anche la parte che ci porta fino in
fondo. L'anno scorso ce la siamo dovuta sudare e anche oggi
nonostante la qualificazione già acquisita, abbiamo sottolineato
di essercelo meritato e novembre è ancora lontano", spiega a
conclusione della vittoriosa settimana di Bologna. E gli
avversari? "Non ho idea di cosa sia successo negli altri gironi
- ammette il capitano azzurro - Siamo stati concentrati su noi
stessi, ho trascorso tantissime ore seduto in panchina, ora
sento parlare di Australia o Argentina, ma ho davvero dedicato
pochissimo tempo agli altri gironi e dalla prossima settimana
cominceremo a pensarci". "Possiamo ancora migliorare tutti -
aggiunge Volandri - Questi ragazzi rispetto alle generazioni
passate sono professionisti veri molto più preparati. La Davis
porta a dare tutto e a non mollare mai. Noi cerchiamo di portare
i messaggi giusti e ci lavoriamo tutto l'anno, dai giovani del
settore tecnico in poi, e la fortuna è stata essere stati
accanto a questi ragazzi fin da quando erano piccoli perché poi
sono loro che fanno la differenza". "Io ho esordito perché
cinque giocatori che mi precedevano si rifiutarono di giocare -
ricorda Volandri davanti ai microfoni - Da capitano ho imparato
quel che avrei dovuto e quel che non avrei dovuto e voluto fare.
Abbiamo ragazzi e coach speciali, la differenza la fa l'unione
d'intenti da parte nostra e da parte loro e dei loro allenatori:
è questo il segreto del tennis italiano", conclude il capitano
azzurro.
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