"La pandemia, oltre a fare vittime
sotto il profilo sanitario e creare danni economici, sta avendo
effetti molto pesanti pure nel sociale. Anche se avere fermato i
campionati di calcio dilettantistici in Umbria è stata la scelta
giusta". Lo sottolinea il presidente del Comitato regionale
umbro della Figc, Luigi Repace, che con l'ANSA parla delle
ripercussioni sulla vita dei ragazzi per la sospensione delle
attività. "La speranza - ha affermato Repace - è che il calcio
dilettantistico nel post Covid possa ricominciare come prima, ma
temo purtroppo che non sarà così. Qualche società potrebbe far
fatica a ripresentarsi, anche se da parte nostra faremo tutto il
possibile perché questo non avvenga". Il presidente ha ricordato
che il calcio dei dilettanti è fermo praticamente dal marzo 2020
mentre è andato avanti il campionato di serie D. "I campionati
nazionali - ha sostenuto ancora Repace - possono contare su
altre risorse economiche, per le società che militano nei tornei
regionali sarebbe stato impensabile, ad esempio, sostenere costi
per i tamponi o la santificazione dei locali". Il tema economico
è centrale per la ripresa dei campionati, soprattutto per le
piccole realtà paesane. "Quello che è accaduto in questo anno
accelera un necessario cambio di mentalità - ha affermato Repace
-, anche il calcio dilettantistico deve trovare una nuova
dimensione, deve tornare ad essere pura passione, dove l'atleta
esce dal suo posto di lavoro e va a divertirsi. Non è pensabile
che un ragazzo arrivi a 30 anni vivendo di rimborsi spesa, poi
quando smette di giocare cosa farà?".
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