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In evidenza
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Leo Gassmann è Franco Califano in un
film tv dedicato al grande Califfo, di cui sono terminate in
questi giorni a Roma le riprese con la regia di Alessandro
Angelini e scritto da Guido Iuculano insieme a Isabella Aguilar.
Il film è tratto da Senza manette, la biografia ufficiale
scritta dallo stesso Franco Califano (Mondadori) e ripercorre la
vita del grande artista interpretato dal cantautore Leo
Gassmann. Per la realizzazione del film ha inciso alcune delle
canzoni più celebri del cantante, paroliere, musicista,
produttore scomparso 10 anni fa che sono state riarrangiate e
interpretate insieme al gruppo di musicisti storici di Califano.
"È stato molto difficile interpretare il ruolo di Franco
Califano e sono molto onorato e fiero di aver raccontato questa
storia perché darà la possibilità di vedere Franco da un altro
punto di vista e non solo come un cantautore con una vita
frenetica. Verrà raccontata la storia di un uomo con le sue
fragilità ma soprattutto un uomo con un grande cuore che ha
saputo affrontare molteplici sfide", ha detto Leo Gassmann che
si misura così anche con la recitazione. Il film è stato
prodotto da Marco Belardi per Greenboo Production, una società
del Gruppo Banijay, in collaborazione con Rai Fiction e le
riprese hanno avuto una durata di cinque settimane interamente a
Roma. Fanno parte del cast anche gli attori: Giampiero De
Concilio, Angelica Cinquantini, Jacopo Dragonetti, Valeria Bono,
Andrea Ceravolo. La storia comincia a Roma nel 1984 al Teatro
Parioli dove mille spettatori attendono che salga sul palco il
Maestro, il Poeta, il saltimbanco, il Califfo. Franco è nel
camerino in attesa di quella che sarà la serata più importante
della sua vita: d'ora in avanti basta cazzate, sarà il miglior
Califano possibile. Di lì a poco sei uomini in divisa faranno
irruzione nel camerino, gli metteranno le manette ai polsi e lo
faranno sfilare davanti al suo pubblico esterrefatto. Andiamo
indietro negli anni: Roma, 1961. Franco ha 22 anni, vive a Roma
con la madre e il fratello, è orfano di padre, scrive poesie e
sogna la Dolce Vita. Conosce Antonello Mazzeo, amico che gli
resterà fedele per tutta la vita, e Rita, suo primo amore, con
la quale si sposerà e darà alla luce la sua unica figlia. Ma a
Franco la quotidianità ordinaria diventerà sin da subito troppo
stretta e nel 1963 abbandonerà tutto e tutti trasferendosi a
Milano, ospite di Edoardo Vianello. Inizierà a scrivere canzoni,
frequentare molte donne, a consumare droga e a fare amicizie
importanti come quelle con Gianni Minà e Ornella Vanoni;
inizierà ad avere successo come autore e scout ma senza mai
abbandonare alcune sue fragilità che nel 1968, al culmine di una
depressione, lo porteranno a trascorrere qualche mese in una
clinica per disintossicarsi dalla cocaina. Ma il Califfo è
determinato, ambizioso. Ricomincia da zero: e torna a scrivere
successi, si innamora di Mita Medici, nel 1979 torna a Roma e
con Edoardo Vianello fonda la Apollo Records, scommette sui
Ricchi e Poveri e li porta a Sanremo. Eppure, anche questo
momento aureo non è destinato a durare. Ben presto comincia di
nuovo a sentirsi in gabbia, si allontana dalla Medici, fino alla
svolta negativa: l'arresto per droga. Una volta uscito
ricomincia a scrivere e inizia a frequentare personaggi "a
rischio" come alcuni Boss della malavita. A poco a poco si rende
conto di essere un saltimbanco nonostante la sua vena creativa
non si sia esaurita e continui a comporre altri grandi successi
come "Minuetto" di Mia Martini. In questo momento così buio,
commette altri errori, fino al celebre arresto al Teatro
Parioli. Il carcere è un colpo di grazia, ma anche un'occasione
di rinascita. Franco riesce ad ottenere i domiciliari e grazie
all'aiuto del grande amico Mazzeo riesce a scrivere ed incidere
l'album "Impronte Digitali", la sua più grande eredità, il suo
grande riscatto. Il film si chiude con un suo storico concerto
al Parioli, una volta tornato in libertà.
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