(di Silvia Lambertucci) A vederli
così, il sangue che sembra pulsare ancora nelle vene di quelle
mani poggiate sul petto, le dita piegate, il cotone della tunica
arricciato sul ventre, sembra quasi che il tempo non sia mai
passato. Sono i corpi pressoché integri di due uomini, un
quarantenne avvolto in un caldo mantello di lana e il suo
giovane schiavo già piegato dalle fatiche della vita, la nuova
emozionante rivelazione di Pompei, frutto di uno scavo andato
avanti anche in queste settimane più dure della pandemia e che
l'ANSA ha potuto documentare in esclusiva. "Una scoperta davvero
eccezionale - sottolinea entusiasta il direttore Massimo Osanna,
da settembre 2020 alla guida anche della direzione generale dei
musei pubblici - perché per la prima volta dopo più di 150 anni
è stato possibile realizzare calchi perfettamente riusciti e
precisi delle vittime e delle cose che avevano con sé
nell'attimo in cui sono stati investiti e uccisi dai vapori
bollenti dell'eruzione". Un giallo ancora in parte da dipanare,
chiarisce l'archeologo, perché saranno probabilmente gli scavi
dei prossimi mesi a dirci dove questi due uomini fossero diretti
e, chissà, forse anche a chiarire di più quale fosse il loro
ruolo nella grande e fastosa residenza dove sono stati
ritrovati. Ma intanto arriva il plauso del ministro della
Cultura Franceschini, che parla di scoperta "stupefacente" e ne
sottolinea l'importanza "per l'intero patrimonio culturale".
Teatro della nuova scoperta è la villa suburbana di Civita
Giuliana, la lussureggiante tenuta di epoca augustea con le
terrazze che arrivavano fino al mare nelle cui stalle - era il
2017 - gli archeologi del Parco trovarono i resti di tre cavalli
di razza, uno addirittura bardato con una raffinata sella in
legno e bronzo e scintillanti finimenti, quasi fosse stato
preparato per l'uscita imminente del suo padrone, con tutta
probabilità, ipotizza Osanna, "un comandante militare o un alto
magistrato", forse un esponente dei Mummii, blasonata famiglia
romana dell'epoca imperiale, visto che sempre nella stessa villa
sono stati ritrovati i resti di un muro affrescato con il nome
graffito di una bimba, la piccola "Mummia", appunto. Tant'è,
raffinata e signorile un po' come la celeberrima Villa dei
Misteri o come la Villa di Diomede che ispirò tanta letteratura
degli ultimi secoli da Théophile Gautier a Sigmund Freud, la
Villa del Sauro Bardato poteva vantare una posizione strepitosa,
subito fuori dalle mura della città, con rigogliose terrazze
digradanti dalle quali si poteva godere la vista incantevole del
golfo di Napoli e di Capri. Articolata in decine di ambienti
diversi com'era uso delle abitazioni più ricche, disponeva
accanto agli ambienti di rappresentanza e alle stanze da letto
più signorili, "di un efficiente quartiere di servizio, con
l'aia, i magazzini per l'olio e per il vino e ampi terreni
fittamente coltivati". I primi scavi qui risalgono al 1907-1908
ad opera del marchese Giovanni Imperiali, allora proprietario
del terreno. Solo che dopo aver scavato il marchese fece
interrare di nuovo quegli ambienti senza lasciare una adeguata
documentazione. Gli scavi attuali, interamente finanziati dal
Parco di Pompei con 2 milioni di euro, sono figli di
un'operazione congiunta con la Procura di Torre Annunziata, il
procuratore Pierpaolo Filippelli, e i carabinieri per bloccare i
tombaroli, che qui hanno lasciato ampie tracce della loro
certosina attività. Dopo l'indagine nelle stalle da gennaio 2020
si sta scavando intorno al lunghissimo criptoportico edificato
sotto ad una delle grandi terrazze. "Abbiamo avuto anche
fortuna" racconta Osanna, "perché il vano nel quale abbiamo
ritrovato i corpi dei due uomini era sfuggito sia agli scavi dei
primi del Novecento, sia ai tombaroli". Un ambiente intatto e
per questo particolarmente prezioso. Le ultime settimane sono
state febbrili. "Abbiamo avvertito la presenza di vuoti nella
coltre durissima di materiale piroplastico e da lì la sorpresa
dei resti umani", sottolinea ancora emozionato Osanna. C'erano
le condizioni ottimali per provare a ottenere il calco delle
vittime, seguendo la tecnica messa a punto a metà Ottocento da
Giuseppe Fiorelli. L'ultimo tentativo era stato fatto negli anni
Novanta del Novecento, purtroppo senza grandi successi. Stavolta
l'esperimento è pienamente riuscito. "Ha funzionato anche per
quello che i due si stavano portando appresso, che si è rivelato
essere un manufatto in lana, forse un altro mantello, forse una
coperta". E i primi studi sembrano aver già individuato il
momento della fine, nel secondo giorno dell'eruzione, la mattina
del 25 ottobre di quel fatidico 79 d.C. Resta il giallo
dell'identità. Il direttore annuisce e allarga le braccia, cita
il precedente della Villa di Diomede, dove i primi scavi, alla
fine del '700, restituirono proprio negli ambienti del
criptoportico i resti di molte persone, uomini, donne, bambini
che probabilmente in quegli ambienti sotterranei si sentivano al
riparo dal cataclisma. Chissà, forse l'uomo col mantello e lo
schiavo che era con lui stavano cercando di raggiungere il resto
della famiglia, dopo aver vigilato fino all'ultimo all'esterno.
Il mistero per ora resta aperto. Osanna, che fra qualche mese
lascerà le consegne al prossimo direttore, invita alla pazienza:
"Adesso è fondamentale proseguire gli scavi - conclude - Ci
vorrà tempo, ma alla fine anche la tenuta del Sauro Bardato,
come pure la Villa di Diomede i cui lavori si concluderanno in
primavera, potrà aprire al pubblico con tutte le sue
affascinanti storie". E in tempo di pandemia, sorride, "anche il
proseguire di restauri, scavi e studi è una luce accesa sul
futuro".
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