(di Elisabetta Stefanelli) Il
rimorso, il desiderio di fareun'inchiesta sui grandi 'perche'',
il ricordo dei personaggistorici incontrati, la difesa della
parola, il giudizio sullapolitica e i consigli ai giovani:
Sergio Zavoli, in occasionedei suoi 90 anni, si era raccontato
racconta in una intensaintervista all'ANSA che vi riproponiamo
in occasione della suascomparsa, avvenuta ieri sera. - Senatore
Zavoli, la prima cosa che vorrei chiederle è se nelsuo cuore è
rimasto qualche rimorso e quali, invece, sono statii motivi di
felicità assoluta. ''Il tempo e il luogo dei rimorsiè la notte;
la notte, per dirla con Montanelli, il più insonnedei miei
amici, ha in sé qualcosa di criminale. Con una sorta
diperversione ti porta un gran numero di inquietudini, tra
lequali i rimorsi: una delle più subdole, persino feroci
debolezzeo, chissà, saldezze umane. Jung, uno scienziato
veggente,giudicava i rimorsi 'il linguaggio più arduo della
coscienza'.Quanto alla 'felicita' assoluta', ne ho una vaga idea
bambina,ora che il tempo dissipato e sconfitto si
allontanairreparabilmente''.- Ha incontrato tanta storia: chi
ricorda, per qualche ragionespeciale, degli uomini - o le donne
- che ha conosciuto? Neincontra ancora con quei carismi? ''Mi
vengono in mente confacilita' i nomi di Paolo VI, la Montalcini,
Montale, Fellini,Toynbee, Braudel, Von Braun, Ratzinger (ancora
cardinale),Schweitzer, Camus, Rostand, Luzi, una carmelitana di
Clausura,ecc. Ma so di dovere una civile riconoscenza anche al
grannumero di persone che chiamiamo normali, il cui ricordo
e'rimasto legato a una qualche silenziosa e nondimeno
vivabellezza''.- Giornalista radio, Tv, di carta stampata,
scrittore e poeta,cosa ha amato di piu'? Cosa resiste, oggi,
nell'era del web?''Le professioni, e persino le vocazioni, temo
che venganotrasformate anche dalle tecnologie! Si generano di
continuoscenari e futuri nuovi. Presto sara' la tecnica a
indicarci lenostre scelte, e l'intelligenza pratica del giorno
per giornodovra' governarle. Una storia sempre piu' veloce ci fa
diversi;la nostra creativita', tra immaginazione e progetti,
avra' deitempipiu' brevi per manifestarsi. La scrittura sara' la
prima apiegarsi, ma l'impoverimento avra' gia' depredato la
linguamadre, la prima a rimanerne orfana''.- Lei si e' spesso
dedicato alla difesa della parola".''Difendere la parola,
ridarle significato, sostituirnel'ornamento con la chiarezza, lo
sfoggio e la suggestione con lasobrieta', in definitiva
rifiutare la disperata profezia diIgnazio Silone, che ammoni' i
giovani dicendo loro 'prestoparlare e mentire diventeranno
sinonimi', dev'essere un compitoche la scuola dovra' concepire
come la piu' 'civica' dellemissioni. Mi duole addentrarmi nel
drammatico, ammonitoreparadosso di Ennio Flaiano: 'Tutto quello
che non so l'hoimparato a scuola'.Penso, per esempio, che la
notizia in se' muore presto se nonhai motivo di volerne sapere
di piu', e provvedere con icosiddetti approfondimenti. Ma e' un
mondo in cui non indaghiamopiu' come un tempo. Nietzsche disse
addirittura che i fatti nonesistono: rimangono solo le parole
per riflettere su cio' chesuscitano. Dei fatti ci rimane una
percezione sempre piu'imprecisa eindolente. Ci basta il poco,
insomma, e che non costi troppo.Piu' che realta', il suo
spettacolo''. - E' dal 2001 che non fa un programma Tv. Se oggi
dovesse fareun'inchiesta a cosa la dedicherebbe? ''Forse ai
grandi 'perche''rimasti senza risposte, o con spiegazioni solo
strumentali,perlopiu' ingannevoli. E' davvero diventato
impossibile cercaree capire 'il dove, quando e perche'?' Non si
dovra' sbugiardarequalche realta' infida e pericolosa
cominciando dai principi equindi dalle regole, dalle poverta'
lasciate a se', inabbandono, e dalle ricchezze spropositate,
inutili per lecomunita'? Perche' non c'e' una informazione che,
nel tempodella trasparenza, ci dica, per esempio, che ogni
giorno muoionodi fame trentamila bambini? Perche' si campa poco
e male, maanche molto e bene? Non c'e' un valore universale,
protettoovunque, che ci liberi dalle iniquita' insite nelle
risorse delsapere, del giudicare e del decidere? Che cosa si fa,
ognigiorno, per conoscere dove va quest'uomo d'oggi, con il
suoontologico, inalienabile umanesimo, se l'ormai
miticaglobalizzazione non e' una risposta soprattutto ai
bisogni, sela tecnica si impadronisce dei compiti previsti dalla
nostraappartenenza alla vita di tutti? E' davvero solo
declamazione?''.
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