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Sergio Zavoli, l'intervista per i 90 anni

Sergio Zavoli, l'intervista per i 90 anni

ROMA, 05 agosto 2020, 16:59

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Elisabetta Stefanelli) Il rimorso, il desiderio di fareun'inchiesta sui grandi 'perche'', il ricordo dei personaggistorici incontrati, la difesa della parola, il giudizio sullapolitica e i consigli ai giovani: Sergio Zavoli, in occasionedei suoi 90 anni, si era raccontato racconta in una intensaintervista all'ANSA che vi riproponiamo in occasione della suascomparsa, avvenuta ieri sera. - Senatore Zavoli, la prima cosa che vorrei chiederle è se nelsuo cuore è rimasto qualche rimorso e quali, invece, sono statii motivi di felicità assoluta. ''Il tempo e il luogo dei rimorsiè la notte; la notte, per dirla con Montanelli, il più insonnedei miei amici, ha in sé qualcosa di criminale. Con una sorta diperversione ti porta un gran numero di inquietudini, tra lequali i rimorsi: una delle più subdole, persino feroci debolezzeo, chissà, saldezze umane. Jung, uno scienziato veggente,giudicava i rimorsi 'il linguaggio più arduo della coscienza'.Quanto alla 'felicita' assoluta', ne ho una vaga idea bambina,ora che il tempo dissipato e sconfitto si allontanairreparabilmente''.- Ha incontrato tanta storia: chi ricorda, per qualche ragionespeciale, degli uomini - o le donne - che ha conosciuto? Neincontra ancora con quei carismi? ''Mi vengono in mente confacilita' i nomi di Paolo VI, la Montalcini, Montale, Fellini,Toynbee, Braudel, Von Braun, Ratzinger (ancora cardinale),Schweitzer, Camus, Rostand, Luzi, una carmelitana di Clausura,ecc. Ma so di dovere una civile riconoscenza anche al grannumero di persone che chiamiamo normali, il cui ricordo e'rimasto legato a una qualche silenziosa e nondimeno vivabellezza''.- Giornalista radio, Tv, di carta stampata, scrittore e poeta,cosa ha amato di piu'? Cosa resiste, oggi, nell'era del web?''Le professioni, e persino le vocazioni, temo che venganotrasformate anche dalle tecnologie! Si generano di continuoscenari e futuri nuovi. Presto sara' la tecnica a indicarci lenostre scelte, e l'intelligenza pratica del giorno per giornodovra' governarle. Una storia sempre piu' veloce ci fa diversi;la nostra creativita', tra immaginazione e progetti, avra' deitempipiu' brevi per manifestarsi. La scrittura sara' la prima apiegarsi, ma l'impoverimento avra' gia' depredato la linguamadre, la prima a rimanerne orfana''.- Lei si e' spesso dedicato alla difesa della parola".''Difendere la parola, ridarle significato, sostituirnel'ornamento con la chiarezza, lo sfoggio e la suggestione con lasobrieta', in definitiva rifiutare la disperata profezia diIgnazio Silone, che ammoni' i giovani dicendo loro 'prestoparlare e mentire diventeranno sinonimi', dev'essere un compitoche la scuola dovra' concepire come la piu' 'civica' dellemissioni. Mi duole addentrarmi nel drammatico, ammonitoreparadosso di Ennio Flaiano: 'Tutto quello che non so l'hoimparato a scuola'.Penso, per esempio, che la notizia in se' muore presto se nonhai motivo di volerne sapere di piu', e provvedere con icosiddetti approfondimenti. Ma e' un mondo in cui non indaghiamopiu' come un tempo. Nietzsche disse addirittura che i fatti nonesistono: rimangono solo le parole per riflettere su cio' chesuscitano. Dei fatti ci rimane una percezione sempre piu'imprecisa eindolente. Ci basta il poco, insomma, e che non costi troppo.Piu' che realta', il suo spettacolo''. - E' dal 2001 che non fa un programma Tv. Se oggi dovesse fareun'inchiesta a cosa la dedicherebbe? ''Forse ai grandi 'perche''rimasti senza risposte, o con spiegazioni solo strumentali,perlopiu' ingannevoli. E' davvero diventato impossibile cercaree capire 'il dove, quando e perche'?' Non si dovra' sbugiardarequalche realta' infida e pericolosa cominciando dai principi equindi dalle regole, dalle poverta' lasciate a se', inabbandono, e dalle ricchezze spropositate, inutili per lecomunita'? Perche' non c'e' una informazione che, nel tempodella trasparenza, ci dica, per esempio, che ogni giorno muoionodi fame trentamila bambini? Perche' si campa poco e male, maanche molto e bene? Non c'e' un valore universale, protettoovunque, che ci liberi dalle iniquita' insite nelle risorse delsapere, del giudicare e del decidere? Che cosa si fa, ognigiorno, per conoscere dove va quest'uomo d'oggi, con il suoontologico, inalienabile umanesimo, se l'ormai miticaglobalizzazione non e' una risposta soprattutto ai bisogni, sela tecnica si impadronisce dei compiti previsti dalla nostraappartenenza alla vita di tutti? E' davvero solo declamazione?''.
   

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