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Sanremo: Diodato, all'Ariston per raccontare di me

Sanremo: Diodato, all'Ariston per raccontare di me

ROMA, 27 gennaio 2020, 16:31

Redazione ANSA

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Il cantante Diodato in gara nella sezione Nuove Proposte con il brano Babilonia durante la quarta serata del Festival di Sanremo, 21 febbraio 2014. - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il cantante Diodato in gara nella sezione Nuove Proposte con il brano Babilonia durante la quarta serata del Festival di Sanremo, 21 febbraio 2014. - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il cantante Diodato in gara nella sezione Nuove Proposte con il brano Babilonia durante la quarta serata del Festival di Sanremo, 21 febbraio 2014. - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Claudia Fascia) "Vado a raccontare qualcosa di mio e a dare al mio album l'attenzione che merita". Diodato torna al Festival di Sanremo per la terza volta (la seconda tra i big, dopo l'esperienza del 2018 in coppia con Roy Paci) con l'intenso brano Fai rumore, un atto di ribellione che fotografa l'amore nel senso più ampio possibile e allo stesso tempo un invito ad abbattere i muri dell'incomunicabilità, che sarà contenuto nel nuovo album di inediti Che vita meravigliosa, in uscita il 14 febbraio per Carosello Records. Undici brani che raccontano un nuovo Antonio (questo il suo nome all'anagrafe), più maturo, più consapevole. "Non credo di essere mai stato così tanto me stesso, d'essere mai stato in grado di mettere così a fuoco il mio vissuto e tutte le sensazioni che mi hanno portato a dare questo titolo prima a una canzone e poi a questo album - racconta il 38enne cantautore pugliese, particolarmente orgoglioso anche di aver collaborato alla colonna sonora de La dea Fortuna di Ferzan Ozpetek proprio con il brano che dà il titolo al nuovo progetto -. Ero pronto a condividere, a raccontare questa condizione di perenne viaggiatore, navigante felicemente disperso, di osservatore talvolta malinconico, talvolta disincantato, di eterno bambino innamorato di questa giostra folle. Che vita meravigliosa è il mio manifesto".
    L'album, il terzo della sua carriera a più di due anni da Cosa siamo diventati, arriva dopo un periodo di cambiamenti, dopo un trasferimento da Roma a Milano, dopo la fine di una storia importante (con la collega Levante, che ritroverà sul palco dell'Ariston, "che si merita tutto"). "Con questo lavoro mi sono rimesso in discussione. Ho cercato di lavorare sulla mia emotività. Mi ero reso conto di essere fermo. Roma, dove ho abitato per molti anni, con la sua bellezza immobile e millenaria, in qualche modo mi stava spegnendo. I cambiamenti mi sono serviti. E anche il festival arriva nel momento giusto".
    Tutto ruota intorno a considerazioni della vita per finire a parlare del personale. "Non è esattamente un concept album e spazio tra i generi, mi piacciono i dischi senza paletti, come il White album dei Beatles, ad esempio", spiega. Lo spirito dell'album è raccontato anche da una copertina dal sapore fantastico, di Paolo De Francesco: un disegno di figure retoriche quasi surrealista, dove c'è il conflitto tra l'ambizione di un tutto visibile e la ricerca di una verità nascosta. Al centro una piscina che sta per essere sconvolta da un missile, metafora degli accadimenti, del male e del bene che sconvolgono le nostre vite. Sullo sfondo, una fabbrica che richiama l'Ilva, lo stabilimento siderurgico che ha avvelenato Taranto, città di Diodato per la quale, da sempre, l'artista si batte.
    A Sanremo, nella serata dei duetti del giovedì, per celebrare i 70 anni del Festival, Diodato ha scelto di proporre una rivisitazione di 24 mila baci di Adriano Celentano, che porterà sul palco con Nina Zilli. "Voglio fare un tributo speciale a Celentano, sono molto amante della sua musica, del suo stile; è uno dei promotori del rock 'n roll in Italia, e sono grato a un artista come lui, uno dei più grandi, arrivato al resto del mondo. Ho curato io l'arrangiamento rivisitando il pezzo, ma restando fedele allo spirito del brano. Vorrei che uscisse l'attitudine in cui mi diverto, e tirar fuori l'amore che ho per la grande musica italiana".
   

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