Boris Johnson conferma l'apertura
del suo governo all'ipotesi, in passato esclusa, di una qualche
forma di 'passaporto vaccinale' nel Regno Unito sul modello del
green pass israeliano per facilitare l'accesso di persone già
immunizzate dal Covid ad esempio a eventi pubblici di gruppo,
quando essi ripartiranno nell'ambito dei piani per un
superamento cauto e a tappe del lockdown annunciato ieri. Per
ora il premier Tory, interpellato oggi dai giornalisti durante
una visita a una scuola di Londra che riaprirà l'8 marzo, ha
fatto sapere di aver comunque incaricato un gruppo di lavoro
guidato dal ministro Michael Gove di studiare la questione,
mentre nel Paese l'accelerazione della campagna sui vaccini ha
portato già ad oltre 18 milioni le dosi somministrate. "Si
tratta di una novità per noi", ha sottolineato Johnson,
ricordando come la mentalità liberale britannica sia a disagio
con l'idea di imporre certificazioni di alcun genere "per
entrare in un pub o andare a teatro", aggiungendo che occorrerà
evitare "discriminazioni contro chi, per qualsiasi motivo, non
può ricevere un vaccino, magari per ragioni mediche". Allo
stesso tempo ha tuttavia rimarcato di ritenere profondamente
"sbagliato" il rifiuto deliberato della vaccinazione dei 'no
vax', lasciando intendere che nel loro caso l'attestato
vaccinale non possa essere considerato discriminatorio. "I
libertari più ferventi saranno contrari (al 'passaporto'), ma
altre persone avranno ragioni per sostenere questa causa", ha
concluso. Quanto alla roadmap sul dopo lockdown, il premier ha
poi detto di essere "molto ottimista" sull'obiettivo di un
ritorno alla sostanziale normalità indicato dal governo per il
21 giugno, subordinato per ora all'andamento della pandemia e
della campagna vaccinale: data dopo la quale ha ieri auspicato
una situazione "incomparabilmente migliore" per gli abitanti del
Regno.
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