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Coronavirus: il risveglio nelle città deserte

Strade e piazze vuote dopo la nuova stretta per l'emergenza

Città deserte nel giorno della serrata totale. Le ore in cui il traffico riempie le strade dei mezzi di chi va al lavoro sono vuote, pochissimi passanti in giro e a passo frettoloso.Qualcuno intanto prova ad allenarsi, rigorosamente in solitudine, facendo jogging. Qualcun altro porta a spasso il cane. Saltato del tutto il rito del caffè e della brioche al bar. Poche automobili in giro, rare persone alle fermate degli autobus.

Trieste. Una città disabitata, come se fosse stata abbandonata in tutta fretta dagli abitanti, scappati all'improvviso. Serrande abbassate, locali chiusi, perfino gli alberghi stellati sono spenti. Se si escludono le pattuglie delle forze dell'ordine, in giro non si vede che qualche rara auto di passaggio o sparuti passanti dal passo veloce e "comprovate ragioni" per circolare. Sintetizza bene lo spirito il video diventato virale di un mezzo bianco della Protezione civile che transita di sera nelle deserte strade di Muggia (Trieste) lanciando un monito dagli altoparlanti: "Avvisiamo la popolazione che è stato disposto il divieto di uscire da casa se non per esigenze lavorative autocertificabili...".

Tutto normale, o quasi a Venezia: bar e negozi sono sprangati senza eccezioni, ma per le calli la gente si muove già di primo mattino. Al rito del caffè e della brioche si sostituisce una camminata frettolosa, zaino in spalla, in gruppi di due, massimo tre persone. A Piazzale Roma l'atmosfera è surreale, complice una fitta nebbia che crea ulteriori problemi: molte linee di vaporetti sono saltate, altre hanno tragitti acquei ridotti. La stazione ferroviaria è desolatamente vuota ma a pochi passi dall'ingresso qualcuno ha creato una sorta di piccolo santuario dedicato a Santa Lucia, la protettrice degli occhi malati, alla quale è dedicata una chiesa poco più avanti, in Campo San Geremia. Di fronte all'effige sono state collocate delle panchine. Una signora si ferma a pregare, si fa il segno della croce e infine si allontana.

Il grande vialone della Libertà che poi diventa via Ruggero Settimo, area dello shopping e delle passeggiate a Palermo, è vuoto, le saracinesche tutte abbassate, i bar chiusi, poca gente per strada e ormai 2 pedoni su cinque indossano le mascherine. La città si sveglia così, col cielo azzurro e il sole, dopo l'ulteriore stretta decisa dal governo per contenere il coronavirus. Chiuso lo storico bar Alba e un signore che passeggia con il cane dice: "Ogni mattina da trent'anni faccio colazione qui. Cornetto e caffè. E ora? Quando a mia moglie non va di cucinare a pranzo compriamo le arancine. Fa veramente uno strano effetto".

Vince il silenzio a Firenze, ma c'è pure chi corre sui lungarni, forse ancora ignaro delle nuove disposizioni per l'emergenza coronavirus. Poche certo le auto in giro, ancora meno passeggeri sugli autobus che viaggiano praticamente vuoti, e chi cammina per strada lo fa per raggiungere l'ufficio o andare a far presto la spesa, per cercare di evitare le code all'ingresso dei negozi che si formano già alle 7.30 per l'obbligo di rispettare le distanze di sicurezza. Semmai si notano ancora di più, in questo deserto da mattina presto di domenica, polizia, carabinieri e vigili urbani che fanno presidi o girano in città. Giù tutte le serrande dei bar anche se chi vende tabacchi o giornali è aperto.

E' una Torino senza luci quella che si è svegliata nel giorno del grande stop. Il centro storico è un lungo rosario di saracinesche, grate, serrande abbassate. I negozi, oltre a chiudere i battenti, hanno rinunciato a illuminare le vetrine. E il gesto suona come un monito: qui non c'è più niente da vedere, state a casa. I portici di via Po, la strada antica e suggestiva che da piazza Castello si apre verso la collina, sono in penombra. I tram e gli autobus (vuoti nonostante l'ora di punta) marciano spediti approfittando dell'insolita penuria di traffico. I passanti si contano sulle dita. Non manca chi fa jogging.

Immagini paragonabili più o meno a quelle di una domenica mattina molto presto - non certo al coprifuoco - anche quelle che si vedono stamani a Potenza e a Matera: negozi e bar chiusi ma diverse persone in giro, soltanto il traffico - scarso - è un segnale atipico per un giorno feriale. Si sono viste persone in giro con il cane, oppure scendere e salire dai treni e dagli autobus, altri che corrono nel parco di un popoloso rione di Potenza, cercando però di evitare assembramenti.

Nella Napoli chiusa per coronavirus non si sentono nella notte nemmeno gli schiamazzi delle bande di ragazzini che oltraggiano solitamente i grandi spazi della Galleria Umberto per giocare a pallone. Gli unici presenti sono solo alcuni senza casa avvolti a terra nelle coperte. In strada pochissima gente. A pochi passi dalla Galleria, vicino a Piazza Plebiscito, a quest'ora già tradizionalmente affollata, chiusi bar e locali storici come il Gambrinus che dalle prime ore del mattino servivano decine di caffè - un vero e proprio rito per i napoletani - e che ora appaiono con le serrande chiuse. Anche sul lungomare, tradizionalmente popolato in periodi normali, da runner e maratoneti oggi non si vede quasi nessuno.

Milano appare deserta, una città ancora più nuda, il giorno del debutto delle nuove misure decise dal governo per contrastare l'epidemia da coronavirus. La notte pare di dormire in una casa di campagna, senza però il cinguettio degli uccelli. Silenzio e basta. Alle 8.30 del mattino la città, che nella normalità è brulicante di auto e pienamente operativa, ha un aspetto irreale. Ora si incontra a stento qualche auto, rare le persone alle fermate degli autobus peraltro ridotti nelle corse.

Bologna è una città spettrale, eppure non del tutto ferma. Rispetto ai giorni scorsi, quando già c'era stata una fortissima riduzione delle persone in giro, la chiusura dei bar ha dato un altro colpo determinante, contribuendo a dare alle strade della città un aspetto surreale, accentuato dalla mattinata di sole quasi primaverile. Le persone in giro sono poche ma ci sono: in mattinata stavano andando ad aprire i negozi che non sono costretti a chiudere, negli uffici che devono garantire i servizi essenziali, a fare la spesa, anche se non si registrano code o assalti ai supermercati e ai negozi di generi alimentari. Il traffico è quasi sparito, poche le biciclette in giro e gli autobus viaggiano semivuoti con i passeggeri che sono costretti ad andare a lavorare che si pongono a debita distanza l'uno dall'altro.

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