"So che se mi mandano in Giappone,
non tornerò a casa": ne è convinto Paul Watson, il noto
ambientalista e fondatore di Sea Shepherd, da tempo impegnato
contro la caccia alle balene, che dallo scorso luglio si trova
in un carcere della Groenlandia dopo essere stato arrestato
sulla base di un mandato internazionale emesso da Tokyo.
Intervistato dal Guardian, l'attivista canadese con
cittadinanza statunitense Watson - che domani compie 74 anni -
cerca di mantenere la calma: "Non puoi essere frustrato per
qualcosa che non puoi controllare", dice. "Sa, qual è il punto?
E non sono mai stato arrabbiato per nulla. Che senso ha
arrabbiarsi?", chiede al suo interlocutore.
E domani si aspetta di "festeggiare" il suo compleanno con
un'altra proroga - per almeno un altro mese - della sua
detenzione nel carcere Anstalten di Nuuk, mentre il ministero
della Giustizia di Copenaghen continua a valutare la richiesta
giapponese di estradizione per accuse che potrebbero costargli
fino a 15 anni di prigione.
Il 21 luglio Watson era in viaggio con un equipaggio di 32
persone per mettere in pratica la sua politica decennale di
"aggressione non violenta", intercettando una nuova "nave madre"
baleniera giapponese, la Kangei Maru da 7,5 miliardi di yen
(circa 44,8 milioni di euro). Ma poco dopo aver attraccato la
sua imbarcazione nel porto di Nuuk, ricorda, "è arrivata una
bella macchina della polizia" e sono saliti a bordo 12 agenti
armati. "Ero seduto sulla sedia del capitano in quel momento, e
uno di loro si è avvicinato, mi ha afferrato per la maglietta,
mi ha tirato giù dalla sedia, mi ha fatto girare e mi ha
ammanettato", prosegue. "E io ho detto: 'A cosa serve questo?' E
loro hanno detto: 'Lo scoprirai' e mi hanno portato giù alla
stazione di polizia. Non era un gruppo molto amichevole".
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