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Dal Cern la misura più precisa del bosone W scoperto da Rubbia

Dal Cern la misura più precisa del bosone W scoperto da Rubbia

E' una nuova conferma della teoria di riferimento della fisica

ROMA, 17 settembre 2024, 15:57

Redazione ANSA

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E' stata ottenuta al Cern la misura più precisa della massa del bosone W, la particella scoperta nel 1983 da Carlo Rubbia e per la quale il fisico italiano vinse il premio Nobel insieme all'olandese Simon van deer Meer. Il risultato, rileva in una nota l'Istituto nazionaledi fisica nucleare, è una nuova importante conferma della validità del Modello Standard, la teoria di riferimento della fisica.
    Il risultato, molto atteso dalla comunità scientifica internazionale, è stato ottenuto con l'esperimento Cms, condotto con l'acceleratore Large Hadron Collider (Lhc) . Il nuovo valore di 80360,2 megaelettronvolt è stato presentato dalla collaborazione scientifica di Cms, con un importante contributo italiano, nel corso di un seminario che si è tenuto il 17 settembre al Cern.
    "La precisione ora raggiunta era impensabile quando Lhc e Cms sono stati concepiti", sottolinea Giacomo Sguazzoni, ricercatore dell'Infn e responsabile nazionale dell'esperimento Cms. "Questa misura è il risultato di molti anni di lavoro, durante i quali abbiamo affrontato e risolto numerose problematiche sperimentali", aggiunge Lorenzo Bianchini, dell'Università di Pisa, associato all'Infn e coordinatore del progetto dedicato a questa misura.
    Il risultato è stato ottenuto "usando solo un decimo dei dati del run2", ha detto ancora Bianchini riferendosi al periodo di attività dell'acceletatore Lhc compreso tra 2015 e 2018.
    Dalla sua scoperta il bosone W è stato misurato con una precisione sempre maggiore. Il risultato ora presentato da Cms è in linea con le previsioni teoriche e con tutte le misure precedenti, ad eccezione di quella ottenuta nel 2022 al Fermilab, negli Stati Uniti, che aveva misurato un valore sorprendentemente alto della massa del bosone W, per ora non corroborato da nessun altro esperimento. "Questa nuova misura indica che non servono nuovi fenomeni o nuove particelle per spiegare la natura", osserva Stefania De Curtis, direttrice del Galileo Galilei Institute dell'Infn: "Ciò non esclude - aggiunge - che queste non siano nascoste dietro l'angolo".
   

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