La Commissione
messicana per la Verità e l'Accesso alla giustizia nel caso
della scomparsa nel 2014 di 43 studenti di Ayotzinapa, di cui
non si sono più avute tracce, ha preparato un rapporto che, in
via preliminare, sostiene che i giovani sono stati uccisi in
quello che viene definito un 'crimine di Stato', di cui sono
state complici, insieme a gruppi di criminalità organizzata,
anche autorità locali e federali del Messico.
Dopo un incontro con i parenti degli studenti con il
presidente Andrés Manuel López Obrador, riferisce oggi il
quotidiano Excelsior, "il sottosegretario per i Diritti umani e
presidente della Commissione per la Verità, Alejandro Encinas,
ha parlato di un importante avanzamento delle indagini, e
confermato l'esistenza di sufficienti prove affinché la Procura
generale della Repubblica (Fgr) proceda penalmente contro 51
persone, inclusi 10 funzionari federali della precedente
amministrazione governativa, fra cui non è incluso l'allora
presidente del Messico, Enrique Peña Nieto.
La convinzione della Commissione è che la scomparsa dei 43
studenti della scuola di Isidro Burgos nella notte fra il 26 e
il 27 settembre 2014 costituisca "un crimine di Stato in cui
sono stati implicati membri del gruppo criminale Guerreros
Unidos e agenti di varie istituzioni dello Stato messicano".
Inoltre, si ritiene che "autorità statali e federali
messicane a vari livelli abbiano operato per alterare fatti e
prove esistenti per spingere nella vicenda verso una conclusione
diversa dalla verità dei fatti".
Infine Encinas ha riconosciuto che l'incontro con i parenti
dei giovani è stato "difficile e doloroso" perché è stato
ufficialmente confermato che non vi è alcuna indicazione che
possa far pensare che essi siano ancora vivi".
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