Nel 2021 c'è stato un nuovo picco di
esecuzioni della pena di morte nel mondo dopo un anno di forte
rallentamento dovuto alle restrizioni contro il Covid: 579 in 18
Paesi quelle conosciute - con un primato dell'Iran con 314. Un
drammatico rimbalzo rispetto all'anno precedente, ma - dato più
incoraggiante - in calo sul lungo periodo, tanto da
rappresentare il secondo numero totale di esecuzioni più basso
registrato dal 2010. Sono alcuni dei dati diffusi da Amnesty
International nel suo annuale Rapporto sulla pena di morte nel
mondo, di cui ha diffuso in una nota delle anticipazioni.
Le esecuzioni note potrebbero essere però la punta
dell'iceberg rispetto a quelle non note, che Amnesty stima
essere migliaia, di Paesi che tengono nascosta l'attività del
boia, fra i quali spiccano Cina, Corea del Nord e Vietnam.
Un dato triste sono le esecuzioni usate come strumento di
repressione politica, con il dato nuovo delle circa 90
esecuzioni nella Birmania sotto la legge marziale imposta dai
militari golpisti, al potere dal primo febbraio dell'anno
scorso.
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