Oltre 350.000 persone nella regione
etiopica del Tigray, dove da almeno sette mesi è in corso un
sanguinoso conflitto, sono alla fame, e altre milioni sono
comunque a rischio in quella che si profila come la peggiore
crisi alimentare in almeno un decennio: l'allarme arriva dalle
Nazioni Unite, e in particolare da Mark Lowcock, capo dell'Ocha,
l'ufficio per il coordinamento degli affari umanitari Onu, sulla
base degli ultimi, allarmanti rapporti. "C'è fame in questo
momento", ha detto Lowcock cittao da vari media, fra cui il
Guardian e la Bbc, aggiungendo che "le cose peggioreranno e
anche di molto". Il Programma alimentare mondiale (Pam-Wfp), la
Fao e l'Unicef chiedono di intervenire, ma per ora il governo
etiope non riconosce questo stato di cose.
Secondo uno studio dell'Onu, il cosiddetto Integrated Phase
Classification (Ipc), non approvato dal governo di Addis Abeba,
350.000 persone soffrono uno stato di crisi di "fase 5", cioè la
fame, anche se ancora in forma minoritaria: colpita in modo così
grave per ora, dunque, sarebbe solo il 20% della popolazione del
Tigray.
"Il numero di persone in condizioni di fame è più elevato che
in qualunque altro posto al mondo (...) almeno da quando un
quarto di milione di somali perse la vita nel 2011"., ha detto
Lowcock, aggiungendo che la maggior parte dei circa 5,5 milioni
di tigrini necessita di aiuti alimentari.
Si reputa che il conflitto fra l'esercito etiopico,
appoggiato da soldati eritrei, e le forze del partito
autonomista tigrino Tplf, abbia fatto migliaia di vittime e
forzato almeno 1,7 milioni di persone ad abbandonare le loro
case.
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