L'intemperante, imprevedibile,
eclettico Bill Murray, sempre un po' 'Ghostbuster', a Roma
preferisce il pigiama ai premi. Forfait nel pomeriggio per
l'incontro stampa ristretto con i giornalisti ("è ancora in
pigiama in albergo" dice imbarazzato il direttore artistico
Antonio Monda) e in grande ritardo in serata (40 minuti) nella
sala Sinopoli per ricevere il premio alla carriera della Festa
di Roma dalle mani di Wes Anderson, ovvero il regista che più di
ogni altro ha contribuito a renderlo un'icona.
E non finisce qui. Murray impedisce all'interprete, Olga
Fernando, di tradurre domande e risposte. Alla fine recita solo
se stesso, ricordando parte della sua carriera come quando sul
set di Moonrise Kingdom di Anderson "lavoravamo come pazzi e
mangiavamo solo a mezzanotte". Alla fine un singolare appello
dedicato alla città: "Roma è una città bellissima, ma la parte
più bella della sua storia l'hanno fatta gli altri, quelli che
sono venuti prima. E i romani oggi devono avere cura di questa
città, amarla".
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