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Hacking Team, intelligence verifica software 007

Lo ha detto il del Dis, Giampiero Massolo al Copasir

Verifiche in corso sull'attacco subito il 6 luglio scorso dalla società Hacking Team, che fa software-spia usati anche dai servizi segreti italiani.  Lo ha detto il direttore del Dis, Giampiero Massolo, chiamato a riferire al Copasir sul caso. Il rischio è che dati della nostra intelligence siano stati hackerati. A quanto apprende l'ANSA, inoltre, anche l'Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) avrebbe usato i programmi della società milanese e ha smesso di usarli una volta diffusa la notizia dell'attacco. Dai primi monitoraggi fatti, non risulterebbe che dati in possesso dell'Agenzia siano stati violati. Ed e' in corso un'ispezione del Garante della Privacy e della polizia postale nella sede milanese di Hacking Team.

Inanto, la Procura di Milano che due giorni fa ha aperto una inchiesta, attende una relazione di Hacking Team sull'assalto subito dagli hacker. Sulla base degli elementi forniti dalla società vittima dell' attacco, in particolare sulle modalità dell'intrusione e sull' entità di email e documenti violati e in parte pubblicati online, verranno avviate le indagini del dipartimento competente per i reati informatici, coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Al momento il reato ipotizzato è accesso abusivo a sistema informatico, al quale sulla base degli accertamenti potrebbero aggiungersi anche reati legati all'eventuale danneggiamento o furto di materiale riservato. Gli inquirenti cercheranno quindi di risalire agli autori dell'attacco, che secondo le prime ipotesi non sembrerebbe commesso con modalità tipiche di assalti hacker 'puri', sul modello di quelli compiuti da attivisti di gruppi come Anonymous

"Abbiamo perso la capacità di controllare chi utilizza la nostra tecnologia. Terroristi, estorsori ed altri possono implementarla a volontà. Crediamo sia una situazione estremamente pericolosa, è oramai evidente che esiste una grave minaccia". E' quanto afferma Hacking Team, in un comunicato ufficiale. "Stiamo valutando se è possibile contenere i danni - spiega -. Prima dell'attacco potevamo controllare chi aveva accesso alla nostra tecnologia. Ora, a causa del lavoro di criminali, abbiamo perso la capacità di controllare chi la utilizza" aggiunge. "I nostri ingegneri lavorano a ritmo serrato per aggiornare il nostro software Remote Control System che permette ai clienti di avere informazioni di intelligence e su criminali. I nostri clienti hanno sospeso l'uso di questo sistema che è stato compromesso dall'attacco. E' un passo importante per proteggere informazioni investigative e di polizia", conclude il comunicato della società.

"Chiunque abbia realizzato questo furto non è un dilettante. Governi stranieri potrebbero avere le capacità di portare a termine un'operazione simile ma non saprei per quale motivo. Terroristi e organizzazioni criminali hanno invece tutta la convenienza e per noi sono gli autori più probabili": a tre giorni dal pesante attacco hacker subito da Hacking Team, è la spiegazione all'ANSA di Erik Rabe, manager della società che produce software di sorveglianza. "Adesso ciò che ci è stato rubato è a disposizione di tutti'', aggiunge.

Le forze di polizia turche hanno pagato negli ultimi 4 anni almeno 440mila euro ad Hacking Team, la società italiana che vende software-spia a governi di tutto il mondo. Lo sostiene il quotidiano Hurriyet, citando alcuni documenti esclusivi di cui sarebbe entrato in possesso. Tra agosto 2011 e febbraio 2015 la polizia di Ankara avrebbe spiato almeno 50 obiettivi attraverso software noti come Sistemi di controllo remoto (Rcs), che consentono di tracciare le azioni del dispositivo posto sotto sorveglianza, incluse registrazioni audio e video e altre informazioni sensibili. La Turchia avrebbe anche acquistato alcuni virus destinati a colpire dispositivi di utenti di siti internet e utilizzatori di alcuni documenti. Nel 2013 Reporters sans frontières aveva annoverato Hacking Team tra i "nemici di internet" per aver venduto i suoi software-spia a regime considerati repressivi. Un'accusa che la società ha respinto.

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