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Pantani, 17 anni fa morì il Pirata ed eroe maledetto

16 anni senza Pantani

Pantani, 17 anni fa morì il Pirata ed eroe maledetto

Il 14 febbraio 2004 fu trovato morto. Nel '98 vinse Giro e Tour

11 febbraio 2019, 09:10

Adolfo Fantaccini

ANSACheck

Un 'immagine d 'archivio del ciclista Marco Pantani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un 'immagine d 'archivio del ciclista Marco Pantani - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un 'immagine d 'archivio del ciclista Marco Pantani - RIPRODUZIONE RISERVATA

Con il tempo, pur diventando leggenda, il mito non è riuscito a spazzare via le ombre, né a dissipare i dubbi. Sulla morte di Marco Pantani, arrivata il 14 febbraio di 17 anni fa a privare lo sport italiano di un eroe seppure della categoria "maledetti", si è fatta luce solo fino a un certo punto e ci sono volute almeno due inchieste per arrivare al verdetto della Cassazione: il Pirata non è stato ucciso.

La Corte suprema ha sentenziato una volta per tutte, per sempre, ma la famiglia del corridore non ha mai accettato il verdetto, mentre i suoi tifosi di sempre continuano a discutere.

E' dello scorso anno il film 'Il caso Pantani-L'omicidio di un campione'

Vincitore nello stesso anno (1998) del Giro d'Italia e del Tour de France, Pantani venne ritrovato senza vita nel residence 'Le Rose' a Rimini, pochi anni dopo le sue ultime pedalate in alta quota. Una fine con tante domande senza risposta che, solo pochi anni prima, nessuno avrebbe potuto prevedere e neppure immaginare.


La parabola del Pirata, che - sempre secondo quanto ha stabilito la Cassazione nel 2017 - morì per ingestione involontaria di cocaina, aveva cominciato ad assumere la traiettoria sbagliata il 5 giugno 1999. Dopo la grande impresa ai piedi del santuario di Oropa, Pantani continuò a dare spettacolo. Arrivò solo sull'Alpe di Pampeago e a Madonna di Campiglio. Poi, sabato 5 giugno 1999, alle 7,25 del mattino, dopo un controllo "a tutela della sua salute", il suo ematocrito risultò del 52%, contro il 50% del limite massimo concesso.

Fu quello l'inizio della fine del Pantani atleta. Una caduta senza appigli. La vita di Marco, in pochi minuti, venne sconvolta: il Pirata affogò nel fango e nella disperazione, trovando riparo nelle amicizie sbagliate e in altre sedicenti vie d'uscita. Da eroe sportivo si trasformò in una specie di sinistro paladino della solitudine, facendosi travolgere dalla tragedia. Ha provato a ritrovare un sentiero di salvezza e a imboccarlo, non c'è riuscito, cadendo nel baratro.

Su Marco se ne sono dette e scritte tante: è stato definito il carnefice di se stesso, è stato accostato a Coppi e Bartali, è stato stato trasformato in un simbolo di riscatto, dopo i tanti infortuni che ne hanno segnato la carriera. Ha dato e avuto tanto dal ciclismo, ha regalato emozioni forti, palpitazioni, dispensato entusiasmo, ha acceso i sogni, andando oltre il limite. Forse troppo.
Discese ardite ne ha regalate tante, sono però mancate le risalite. In 15 anni il suo silenzio definitivo e imperfetto è stato assordante. Pirata e uomo, campione e colosso di argilla a uso e consumo di gente senza scrupoli o senza pudore. La sua fine era già scritta, nessuno forse ha cercato di spiegare i perché.

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