"Non do alcun voto al mercato
fatto, l'importante è sentirsi a posto con la propria coscienza
e aver soddisfatto le direttive del presidente, l'ambizione è
aver allestito una squadra solida che non sia seconda a
nessuna". Così Daniele Pradè nel corso di una conferenza indetta
al Viola Park per commentare la campagna acquisti/cessioni
estiva della Fiorentina. Un'autentica rivoluzione che ha portato
a Firenze 11 nuovi giocatori (circa 70 milioni spesi e altri 50
fra diritti e obblighi come illustrato dal direttore sportivo),
da Kean a Gudmundsson, da De Gea a Gosens, ai quali a gennaio si
aggiungerà il difensore argentino Nicolas Valentini, a fronte di
altrettante cessioni, su tutte quelle di Nico Gonzalez alla
Juventus per quasi 40 milioni e Nikola Milenkovic al Nottingham
Forest per 15. Una rivoluzione che affonda le radici nella
finale di Conference League persa a maggio (la seconda
consecutiva per il club viola) contro l'Olympiakos ad Atene.
''E' stata la delusione più grande di questi anni, pensavamo di
vincere, un ko così lascia cicatrici permanenti, di qui la
decisione di cambiare''. Vale per il gruppo giocatori come per
l'allenatore visto che è arrivato Raffaele Palladino al posto di
Vincenzo Italiano. ''L'ambizione? Ogni società ce l'ha, la
nostra è stare lassù, giocare sempre per vincere, essere felici
perché ci ha scelto un giocatore come De Gea. Ci piacerebbe
ripeterci a livello di finali ma possibilmente riuscendo a
vincerle anche se per i lavori in corso il Franchi non è più il
fortino capace di mettere in soggezione ogni avversario e questo
mi mette un po' di ansia''. Con la Juventus anche quest'estate
sono stati fatti alcuno affari: da Torino è arrivato Kean che ha
iniziato la stagione con 4 gol compresa la nazionale, mentre il
passaggio inverso lo ha fatto Gonzalez: ''La vittoria nella
finale di Coppa America ha inciso sulla testa di Nico, si è
sentito di fare un passo diverso nella carriera.. Ma non abbiamo
un filo diretto con il club bianconero, la Juve è una società
come le altre con cui le dinamiche di mercato a volte ci portano
a lavorare. Se con Kean pensiamo di aver colmato finalmente il
vuoto lasciato anni fa da Vlahovic? Lo speriamo fortemente. E'
stata una scelta condivisa al 100% da tutti, come tutte le altre
operazioni''. Fra queste la più complicata per vari motivi, ha
ammesso il dirigente viola, è stata quella relativa a
Gudmundsson già corteggiato a gennaio: l'attaccante islandese è
atteso in serata da Reykyavik dove si è recato lunedì per
presenziare all'udienza che lo vede coinvolto con l'accusa di
'cattiva condotta sessuale' e punta ad essere a disposizione per
la trasferta di domenica con l'Atalanta alla quale non dovrebbe
assistere il patron Rocco Commisso in arrivo domani a Firenze.
''Per Gudmundsson ci siamo tutelati in tutto e per tutto,
comunque sia lui che noi siamo molto sereni''. Ci sono poi
obiettivi valutati, trattati ma non raggiunti (Vitor Roque,
Baturina, Mangala, Tessmann, Hummels, Vargas), giocatori che
sarebbero potuti restare invece alla fine si sono trasferiti
altrove (Amrabat al Fenerbache per condizioni economiche più
alte), altri che la Fiorentina ha pensato di cedere come il
giovane Kayode: ''Ci sono state tante richieste dalla Premier
per lui ma il presidente non lo avrebbe mai ceduto, e comunque
puntiamo molto su di lui. Pongracic sta avendo difficoltà nella
difesa a tre? Non è obbligatorio giocare così, si può anche
farlo a quattro''' ha affermato Pradè che sta definendo i
rinnovi di Kouamé e Comuzzo e e già nel 2012, quando la società
viola era gestita dalla famiglia Della Valle, avviò una
rivoluzione simile a quella attuale. ''Come allora abbiamo
cercato anche stavolta da parte di abbassare l'età dall'altra di
prendere elementi strutturati. Oggi però il lavoro di Palladino
è più difficile, nel 2012 non avevamo gli impegni europei''.
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