Lo stadio improvvisamente al buio,
la scritta 17 proiettata sul terreno di gioco, i suoi gol sui
maxischermi in un video chiuso dal grande murales a lui dedicato
a Quarto, vicino Pozzuoli. E' iniziata così la festa dedicata
dal Napoli a Marek Hamsik, che si è svolta nell'intervallo del
match di Champions League contro il Genk. L'asso slovacco è
entrato in campo ascoltando i tifosi che urlavano "Marek,
Marek", poi ha preso il microfono: "Ho vissuto una enorme
emozione - ha detto - guardando questi video, grazie davvero.
Napoli è la mia seconda casa, tornare qui è sempre una gioia
emozionante e incredibile, sono troppo contento di essere ancora
al San Paolo".
Poi arriva Edy Reja, il tecnico che lo fece crescere quando
arrivò in azzurro 18nne dal Brescia, che gli consegna una maglia
speciale per il calciatore più presente e più prolifico della
storia del Napoli. "L'ho avuto da bambino - dice Reja - aveva
talento già a 18 anni, ma era un po' gracile". Mentre parla Reja
sui maxischermi viene inquadrato il presidente azzurro De
Laurentiis in tribuna e dagli spalti piovono fischi. Hamsik va
al centro del campo e riceve l'ovazione dello stadio, salutando
i tifosi per l'ultima volta.
Lo slovacco nelle sue 12 stagioni con il Napoli è in testa
alle più importanti classifiche individuali della storia
azzurra: è il calciatore con più presenze, 520, l'uomo che ha
segnato più gol, 121, quello con il maggior numero di partite
giocate nelle competizioni Uefa, 80. Con il Napoli ha vinto due
Coppe Italia e una Supercoppa italiana.
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