"La libertà non è gratuita". Si
conclude così il tweet di Enes Kanter, cestista turco dei Boston
Celtics, una delle poche voci di sportivi di quel Paese che
hanno condannato l'invasione della Siria decisa dal presidente
Erdogan. "Non vedo e non parlo con i miei genitori da cinque
anni. Hanno imprigionato mio padre. I miei fratelli non trovano
lavoro. Il mio passaporto è revocato. E' stato emesso un mandato
di arresto internazionale. La mia famiglia non può lasciare il
Paese. Ogni giorno ricevo minacce di morte. Sono attaccato,
molestato. Hanno cercato di rapirmi in Indonesia" scrive ancora
il giocatore, che dal 2017 vive da apolide.
In passato Kanter ha definito Erdogan "l'Hitler del nostro
secolo", mentre è sostenitore di Fethullah Gülen, il politologo
turco che ora vive negli Usa e che Istanbul accusa di aver
organizzato, nel 2016, il fallito golpe militare.
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