Gioia e speranza, prestazioni
sorprendenti e conferme, soprattutto storie e sport di alto
livello: la Paralimpiade che si è appena conclusa è stata la più
bella e seguita di sempre, un dato di fatto e non solo una
vecchia formula politica applicata all'olimpismo. Ma alla
persona "comune" con disabilità, che gareggia tutti i giorni con
la vita, cosa resta del tripudio di emozioni propagato da Parigi
a tutto il mondo? Quando viene il lunedì infatti tante cose
assumono una luce diversa, persino le medaglie. L'ANSA ne ha
parlato con il ministro per la disabilità, Alessandra Locatelli.
Ministro, il tema è sociale e politico: il giorno dopo resta
solo l'orgoglio, pur importantissimo, o c'è un'eredità concreta
di questi Giochi paralimpici? E nel caso, quale è?
"Queste dimostrazioni di capacità dei nostri atleti
accompagnano la riforma sulla disabilità che stiamo mettendo in
atto, e questo è un fatto concreto: le Paralimpiadi ci dicono
che le cose stanno cambiando. Stanno cambiando la possibilità e
le opportunità che vengono date alle persone di dimostrare
quanto valgono per le loro potenzialità, senza essere valutate
per i loro limiti. La riforma sulla disabilità introduce il
Progetto di vita e rivoluziona la presa in carico delle persone
con disabilità. Attraverso questa riforma noi cancelliamo da
tutte le leggi le parole "handicappato" e "portatore di
handicap", termini che sono obsoleti e magari richiamano
categorie che hanno più bisogno di assistenzialismo e di aiuto
piuttosto che la valorizzazione stessa della persona, e li
sostituiamo con "persona con disabilità". Sembra una cosa da
poco ma in realtà si accompagna un cambio culturale molto
importante iniziato già da qualche tempo ma che noi vogliamo
spingere ancora di più superando la frammentazione tra le
risposte sanitarie, socio sanitarie e sociali per arrivare a
dire che ogni persona ha il diritto di avere momenti ricreativi,
sociali e sportivi, come dimostrano i nostri atleti: tutto
questo concorre alla dignità della persona".
Le parole hanno un peso e formano le coscienze, ma a queste
cosa si accompagna sul piano concreto? Che so, meno barriere
architettoniche negli impianti sportivi, nelle palestre, nelle
scuole e più posti di lavoro…
"No, questo non lo dico, se lo facessi sarebbero solo spot
elettorali. Non sono solita fare proclami. Ci sono sicuramente
principi che derivano dalla Convenzione Onu sui diritti delle
persone con disabilità che in Italia è stata ratificata 15 anni
fa, quest'anno ricorre proprio il quindicesimo anno, e quindi si
lavora sulla presa in carico della persona dal punto di vista
anche dei territori. Per esempio, un aspetto molto pratico che
alle famiglie interessa molto, è che si cancellano le visite di
rivedibilità delle commissioni che valutano l'invalidità civile.
Questo aspetto ha una portata innovativa, rivoluzionaria, perché
spesso queste visite erano umilianti per la persona e per la sua
famiglia".
Lei è stata all'inaugurazione delle Paralimpiadi e ha visto
le gare, quali medaglie l'hanno entusiasmata di più? C'è una
storia, in positivo o in negativo che l'ha colpita maggiormente?
"Le medaglie che mi hanno colpito di più sono quelle del nuoto
ma solo perché ero presente. Poi, rientrata in Italia, ho
seguito le gare giorno dopo giorno e ho visto tutte prestazioni
atletiche di massimo livello, sono molto, molto orgogliosa degli
atleti del nostro Paese. C'è chi in seguito a una malattia ha
perso un arto o ha una disabilità grave. C'è chi ha avuto un
incidente e quindi magari ha avuto un trauma che poi si
ripercuote non solo sul fisico ma sulla mente, sulla famiglia.
Credo che tutte le prestazioni, non solo le medaglie, meritino
di essere rispettate per il tipo di approccio e il tipo di
risultato che le persone stanno dando. Vuol dire che c'è
speranza per il futuro e che se noi offriamo e siamo in grado di
fornire occasioni, anche una persona che ha subito un incidente
grave o ha una patologia complessa se ha l'occasione di fare
sport puo' arrivare ai massimi livelli. In altri casi potrebbe
essere fondamentale offrirgli l'opportunità di esprimersi
attraverso il lavoro, l'arte, o attraverso un altro tipo di
attività che gli piace e che puo', con le proprie competenze,
raggiungere la massima espressione. Ecco noi dobbiamo portare a
casa da questa esperienza questo nuovo sguardo: dobbiamo poter
offrire nuove opportunità, investire su ogni persona per i suoi
talenti e le sue competenze ".
Ha suscitato entusiasmo e anche un po' di ilarità la
freschezza del discobolo Rigi, puo' essere lui un simbolo
dell'Italia multietnica e inclusiva? E poi, presto voi avrete il
G7 della disabilità in Umbria, porterete la testimonianza di
alcuni paralimpici?
"Per me tutti gli atleti italiani sono rappresentativi del
nostro orgoglio e io sono felicissima per ognuno di loro, per
tutti coloro che hanno vinto la medaglia e per tutti coloro che
hanno partecipato perché lo hanno fatto ad un livello altissimo.
Quanto al G7 disabilità, presto mi incontrerò con il presidente
Pancalli e insieme vedremo se c'è la possibilità di ospitare la
testimonianza di un nostro atleta".
Sul fronte dell'inclusione, resta il vulnus della scuola,
cosa si sta facendo per gli studenti con disabilità, porterete i
paralimpici a fare da testimonianza?
"Il ministro Valditara, che ha la competenza su questi temi,
sta lavorando tantissimo e portando avanti una riforma
importante".
In chiusura, detto della legacy sociale (che poi è un
principio della carta olimpica), quale è l'eredità per il suo
cuore di queste Paralimpiadi?
"E' stata la prima volta che ho partecipato alle Paralimpiadi
e devo dire che ho provato una emozione grandissima. Il momento
più bello è stato durante la cerimonia quando ho visto
l'ingresso dei nostri ragazzi, ancora adesso mi commuovo se ci
penso, è stata una emozione grande vederli arrivare con una
energia e un entusiasmo che mi hanno contagiato".
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