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Fiorentina: Della Valle, 17 anni tra amore e conflitti

Fiorentina: Della Valle, 17 anni tra amore e conflitti

Marchio globale imprenditoria, ma nel calcio nessuna dinastia

FIRENZE, 06 giugno 2019, 15:31

Redazione ANSA

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Intesa Della Valle-Commisso su 165 mln,gioved closing - RIPRODUZIONE RISERVATA

Intesa Della Valle-Commisso su 165 mln,gioved closing - RIPRODUZIONE RISERVATA
Intesa Della Valle-Commisso su 165 mln,gioved closing - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una famiglia che ha dato lustro all'imprenditoria italiana, con un'ascesa vertiginosa dall'artigianato nelle Marche a marchio globale, senza però riuscire, analogamente, a costruire un piccolo impero anche nell'industria del pallone. Dopo 17 anni i Della Valle lasciano il calcio e Firenze mettono la parola fine a una storia di amore e odio con il tifo viola e la città, un sodalizio mai sbocciato.
    Diego e Andrea passano la mano dopo aver provato a rinverdire i fasti di altre dinastie imprenditoriali che nel calcio hanno investito e, tante volte, vinto. Laddove i Tanzi, i Cragnotti, i Moratti, i Berlusconi, per non dire gli Agnelli da una vita al comando, sono riuscite nell'impresa di essere ricordate anche per i meriti sportivi, i Della Valle lasciano dopo una gestione di 17 anni, oltre 200 milioni di euro investiti e zero trofei in bacheca, a parte quelli vinti con il settore giovani e la squadra femminile.
    Quando decisero di rilanciare la Fiorentina fallita sotto la gestione-Cecchi Gori non pensavano di raccogliere così poco.
    All'allora sindaco di Firenze Leonardo Domenici incaricato dalla Figc di costituire una nuova società (Florentia Viola) che per meriti sportivi avrebbe potuto ricominciare dalla C2, i due fratelli marchigiani sborsarono 7,5 milioni di euro promettendo 'In tre anni in A'. Così fu. La Fiorentina si riprese nome e massima serie nel 2004-05. E nel quinquennio successivo, con Pradelli in panchina e Corvino ds, tornò protagonista pure in Europa e sul mercato (Toni, Mutu, Gilardino, Jovetic) nonostante il ciclone-Calciopoli che contribuì a incrinare il coinvolgimento specie dell'ex patron Diego nel calcio. A mitigare le tensioni l'approdo due volte in Champions e una semifinale di Coppa Uefa persa ai rigori. Fra il popolo viola e i Della Valle però non è mai sbocciato del tutto l'idillio, fra le critiche principali poca passione e scarsa presenza. Nel 2012-13 però i proprietari viola riaccesero l'entusiasmo della piazza: nel triennio targato Montella-Pradè arrivarono tre quarti posti, una finale di Coppa Italia, una semifinale di Europa League e giocatori del calibro di Pizarro, Borja Valero, Cuadrado e soprattutto Mario Gomez e Giuseppe Rossi. Firenze tornò a sognare, così nel primo anno di Paulo Sousa (2015-16) quando la squadra per un periodo addirittura fu prima in classifica. Ma i mancati rinforzi a gennaio e la scelta di gestire il club in regime di autofinanziamento, in mezzo pure la telenovela del nuovo stadio, incrinarono definitivamente il rapporto con una tifoseria sempre più disillusa. Il dramma di Davide Astori sembrò per un attimo ricompattare l'ambiente nel ricordo del capitano scomparso improvvisamente il 4 marzo 2018.
    Così non è stato. E la contestazione di questi mesi contrassegnata pure da un sit-in di protesta davanti ai negozi Tod's e Hogan nel centro, ha rotto gli ultimi indugi. I Della Valle avevano già anunciato nel giugno 2017 di essere pronti a farsi da parte. Dopo quest'ultima stagione densa di veleni è arrivato il momento.   

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