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Addio a Johan Cruijff, l'uomo che cambio' il calcio

Addio a Johan Cruijff, l'uomo che cambio' il calcio

Con Ajax e Olanda il gioco 'totale', una rivoluzione culturale

26 marzo 2016, 13:01

Alessandro Castellani

ANSACheck

Calcio: morto Cruijff / Speciale © ANSA/EPA

Calcio: morto Cruijff / Speciale © ANSA/EPA
Calcio: morto Cruijff / Speciale © ANSA/EPA

Erano giovani, con i capelli lunghi e volevano cambiare il mondo. Anche il calcio, a cavallo tra '68 e primi anni settanta, visse la sua rottura. E quella rivoluzione aveva il volto di Johan Cruijff con il suo calcio totale che rompeva gli schemi dentro e fuori dal campo, come quando il mondo si stupiva dei ritiri olandesi aperti a mogli e fidanzate. Oggi il calcio mondiale piange la scomparsa del Pelè bianco, e non dimentica che il fuoriclasse olandese fu una sorta di Che Guevara del pallone senza barba, un'immagine indissolubilmente legata a quegli anni di fermento, al pari di altre icone non sportive. Di giocatori fuori dagli schemi ve ne furono, come George Best, il 'quinto Beatle'. Ma uno solo fu il Profeta del Gol, il numero 14 olandese, nel segno di una 'lotta' senza barricate e di una novità assoluta chiamata calcio totale. Nell'Ajax prima e con la nazionale olandese fu il calciatore simbolo del nuovo corso che cambiò la storia dello sport più amato del pianeta. Un gioco fatto di movimenti continui e senza ruoli di riferimento, nel segno di un'alternanza di compiti e di un qualcosa fuori dagli spartiti tradizionali. Una rivoluzione, appunto, anche fuori dal campo e con le mogli in ritiro, e uno spettacolo che ha avuto pochi eguali. Solo i tedeschi, con il Bayern e la Germania Ovest dei Gerd Muller e dei Beckenbauer, ad un certo punto trovarono l'antidoto per neutralizzare e battere gli arcirivali di quei tempi.

Ma l'Ajax e l'Olanda sono rimaste nella storia del pallone. Prima c'erano stati il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, il Brasile di Pelè e Garrincha e poi quello di Messico '70, poi solo la rivoluzione arancione. Fu un'onda che spazzò via tutto, nel segno di pressing, velocità e difesa a zona. Così il calcio cambiò per sempre e venne l'era di coloro che tentarono di ripercorrere le orme di quei capelloni degli anni '70. Ecco allora il Milan all'olandese di Sacchi e di un altro 'flying dutchman' come Marco Van Basten, prima che livelli di spettacolo assoluto, nel segno di un'eredità che Cruijff ha lasciato anche come allenatore (a lui Guardiola ha ammesso di ispirarsi), fossero toccati dal Barcellona del 'tiqui taca' e di Messi. Ma che in ruolo giocava Cruijff, uno dei migliori calciatori di sempre, per molti secondo solo a Pelè e Maradona? Difficile dirlo, perchè nessuno come il 'Papero d'oro' vincitore di tre Palloni d'Oro fu l'interprete ideale sul campo della rivoluzione olandese dei Michels e dei Kovacs. Venne definito "attaccante senza fissa dimora", e in effetti si muoveva così, rientrava, impostava, tornava a difendere, poi riappariva fulmineamente in attacco e segnava. Lo ricorda ancora come un incubo quell'Orlandini che ebbe l'ingrato compito di marcarlo in un' Olanda-Italia a Rotterdam. Per distinguersi cominciò a usare il numero 14 quando nel football si usavano le maglie dall'1 all'11 e in nazionale faceva togliere dalla casacca una delle tre strisce dello sponsor tecnico per questioni di immagine legate ad altri patrocinatori. Fu un fenomeno di fantasia calcistica e velocità fin da bambino e all'Ajax se ne accorsero presto, visto che frequentava il club fin da piccolo: sua madre era una delle addette al lavaggio delle maglie dei giocatori. Lo chiamavano Papero per via del suo fisico fragile e un po' sgraziato ma ben presto a quel nomignolo aggiunsero la qualifica "d'oro" per quanto faceva sul campo.

E con l'arrivo ad Amsterdam di un altro Profeta, questa volta della panchina, come Rinus Michels iniziò la leggenda che ha cambiato la storia del calcio perchè con quella maglia biancorossa assieme a Cruijff giocarono campioni come Krol, Haan, Keizer, Suurbier, Neeskens e Rep. Furono trionfi a raffica nel segno del calcio totale, con l'unica delusione patita con la maglia dell'Olanda. Il Mondiale 1974 viene tuttora ricordato come quello dell'Arancia Meccanica che destò un'enorme impressione, ma a vincere in finale fu la Germania Ovest. Il grande olandese si consolò pochi mesi dopo conquistando il suo terzo Pallone d'Oro. Intanto dall'ottobre dell'anno precedente, nel 1973, Cruijff era andato a rendere grande anche il Barcellona, e cominciare una favola che dura tuttora ed è diventata anche questa leggenda, per quanto il grande Johan ha fatto in Catalogna da giocatore e da tecnico. Per sbarcare al Camp Nou fu il primo a ricevere un ingaggio che tradotto nelle cifre di oggi, e in euro, sarebbe milionario. Con il Barca ha vinto da calciatore e da tecnico, quando guidò quello che venne definito 'Dream Team', con Romario, Stoichkov e Guardiola divenutone poi l'erede in panchina. Unica macchia la pesante sconfitta (0-4) nella finale di Champions del '94, contro quel Milan di cui da calciatore aveva indossato per una volta la maglia, nel 'Mundialito' del 1981. All'Ajax, con cui vinse la Coppa delle Coppe, lanciò invece un altro suo erede come Marco Van Basten. Ora è nel Paradiso dei fuoriclasse, e ci rimarrà per sempre.

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